L'imprenditore è sparito dai riflettori dall'avvio della stretta di Pechino sul suo impero. Il suo account su Twitter non è aggiornato dal 10 ottobre. Premiato per il ruolo di innovatore nella crescita cinese, Ma è iscritto al Partito Comunista, di cui ha sempre detto che "bisogna innamorarsi, ma non sposarsi"
E' sparito dai riflettori pubblici da almeno due mesi, dal naufragio di inizio novembre della mega Ipo di Ant Group, la fintech della sua Alibaba, il fondatore del colosso e-commerce Jack Ma (CHI E'). L'imprenditore non aggiorna nemmeno i suoi profili social da 10 ottobre scorso.
Lo stop alla Ipo di Ant Group
A 48 ore dalla doppia quotazione a Hong Kong e Shanghai, un'esplicita segnalazione del presidente Xi Jinping, secondo una ricostruzione del Wall Street Journal, portò al blocco di un'operazione da 37 miliardi di dollari, la più grande della storia del suo genere. Ai vertici del Partito comunista non era andate giù le aspre critiche che Ma aveva pronunciato a un evento di fine ottobre a Shanghai, in cui aveva affermato che "la Cina non ha un rischio finanziario sistemico e non lo ha perché non ha un sistema e questo è il rischio". Vantandosi del livello record dell'Ipo di Ant prezzata addirittura lontano da New York, aveva rincarato la dose, accusando le banche cinesi di operare "con mentalità da banco dei pegni", quando invece "la buona innovazione non ha paura delle regole, ma di regole antiquate".
Le indiscrezioni
Dopo numerose indiscrezioni, tra cui quella riportata da Bloomberg secondo cui le autorità cinesi avrebbero raccomandato all'ex professore di inglese di non lasciare il Paese, il Financial Times ha riferito pochi giorni fa che Ma era stato sostituito all'improvviso da un dirigente di Alibaba per la registrazione della finale di "Africa's Business Heroes", un concorso televisivo per imprenditori in erba del continente africano con in palio un assegno da 1,5 milioni di dollari. Ebbene dalla pagina web dei giudici della gara è stata eliminata la foto del magnate cinese. Del resto, fanno notare all'ANSA fonti finanziarie, con Alibaba al centro di un'indagine antitrust per presunte pratiche monopolistiche e Ant Group nel mirino delle autorità di regolamentazione, a partire dalla Banca centrale cinese (Pboc), "uscire dalla luce dei riflettori è la mossa più prudente che si possa fare".
I sospetti del Partito Comunista
Il Pcc ha sempre visto con sospetto l'influenza fuori misura dei grandi capitani d'impresa cinesi, a maggior ragione quella costruita da un miliardario carismatico noto sia sul fronte domestico sia in Occidente come un "visionario" della tecnologia. Non è un mistero che al G20 ospitato dalla Cina nel 2016 ad Hangzhou, sede di Alibaba, al ministero degli Esteri abbiano provato forte irritazione per il via vai di illustri ospiti da Jack Ma, senza una preventiva comunicazione. Jack Ma, premiato dal presidente Xi Jinping per il ruolo di innovatore nella crescita cinese, è iscritto al Partito Comunista, di cui ha sempre detto che "bisogna innamorarsi ma non sposarsi". Non abbastanza per essere al riparo da eventuali procedimenti disciplinari e giudiziari.
La mossa dell'Antitrust
Lo stop all'Ipo di Ant Group ha segnalato l'inizio di una manovra anti-monopolistica contro i giganti hi-tech cinesi e lo stesso Xi ha di recente ribadito che il 2021 sarà l'anno della regolamentazione antitrust. Chiari, secondo il guru Usa degli investimenti Mark Mobius, i piani di Pechino: "Credo che il governo cinese sia intervenuto dopo aver realizzato la necessità di regolamentare queste compagnie, in modo che non diventino troppo grandi", al punto da dominare "un settore particolare e in particolare quello finanziario".