L'attacco è avvenuto dopo poco più di un mese di tregua decisa dalle milizie filoiraniane. Poche ore fa la decisione americana di ritirare parte delle truppe schierate nel Paese
L'ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad nella serata del 17 novembre è stata presa di mira con dei razzi, in un attacco che infrange la tregua decretata oltre un mese fa dalle fazioni filo-iraniane. Il sistema di difesa missilistico americano C-RAM è stato immediatamente attivato, si sono sentiti forti boati e lampi di luce hanno rischiarato il cielo sopra la capitale irachena. Solo poche ore prima dal Pentagono era arrivata la notizia che entro metà gennaio migliaia di soldati Usa schierati nel Paese torneranno negli Stati Uniti.
Coprifuoco dichiarato a metà ottobre
A metà ottobre le fazioni filo-iraniane in Iraq avevano annunciato che non avrebbero più attaccato l'ambasciata americana, a condizione che Washington annunciasse il ritiro di tutte le sue truppe entro la fine dell'anno. Per Washington, i quasi 90 attacchi missilistici che in un anno sono stati scagliati contro la sua ambasciata, basi irachene che ospitano soldati americani e convogli logistici di subappaltatori iracheni che lavorano per l'esercito americano sono principalmente stati effettuati dalle brigate degli Hezbollah, la fazione pro-Iran più radicale.
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La decisione americana di ritirare gran parte delle truppe schierate
La notizia dei razzi contro l'ambasciata Usa arriva poco dopo quella presa dal Pentagono di ritirare la gran parte delle truppe americane schierate in Iraq e Afghanistan. La decisione è una delle ultime prese del presidente Trump prima di portare a termine il suo mandato a favore del presidente eletto Joe Biden (LO SPECIALE ELEZIONI USA). Saranno 500 i loro soldati che torneranno negli Usa entro il 15 gennaio 2021, mentre ne resteranno solo 2.500.