Ill 59enne si è dimesso "in modo irrevocabile" dopo gli scontri in cui sono morti almeno due giovani a Lima. La sua presidenza è durata solo 5 giorni. Le proteste contro il suo esecutivo duravano da una settimana. Al centro delle critiche, la cacciata del popolare predecessore di Merino, Martin Vizcarra, accusato di corruzione
Il presidente della repubblica peruviana Manuel Merino de Lama si è dimesso "in modo irrevocabile", dopo 5 giorni dal suo insediamento. E la capitale Lima è esplosa in festa dopo una settimane di proteste proprio contro Merino e contro la cacciata del suo popolare predecessore, Martin Vizcarra, accusato di corruzione. Negli scontri sono rimasti uccisi due giovani universitari di 22 e 25 anni (LE FOTO DELLE PROTESTE).
Le dimissioni di Merino
Merino, 59 anni, si è dimesso poco dopo che una sessione di crisi del Parlamento gli aveva chiesto di lasciare il potere prima delle 18 (mezzanotte in Italia) pena provvedimenti di censura. Prima di lui, si erano dimessi a catena di 13 dei 18 ministri del governo. "Voglio far sapere all'intero Paese che mi dimetto", ha quindi dichiarato il presidente in un discorso televisivo. Il Congresso è ora tenuto a nominare un nuovo presidente, entro una settimana. La scelta delle dimissioni è stata presa dopo giornate di tensioni e proteste contro il governo di transizione e contro la discussa destituzione dell'ex presidente Vizcarra.
La destituzione di Vizcarra
Vizcarra era stato destituito - con 105 dei 130 voti del Parlamento -per "incapacità morale permanente" per presunte tangenti ricevute quando era governatore di Moquegua, nel 2011. Il modo con cui il Congresso aveva messo alla porta Vizcarra, utilizzando in modo discutibile un articolo della Costituzione, aveva avviato subito una fase di grave instabilità istituzionale. Merino, che già aveva guidato un primo tentativo un paio di mesi fa, di destituire il capo dello Stato, aveva potuto assumere alla fine la presidenza con l'appoggio di otto dei nove partiti del Parlamento. Gli stessi che però oggi hanno fatto dietro front.
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Le proteste e le tensioni politiche nel Paese
Alcuni giorni fa, in occasione del giuramento dei suoi ministri, Merino aveva invitato la popolazione alla "calma e alla tranquillità", sottolineando che il suo esecutivo avrebbe dovuto accompagnare il Paese alle elezioni previste per l'11 aprile 2021. Vizcarra aveva invece difeso il diritto dei peruviani di portare avanti le proteste contro Merino - iniziate martedì - chiedendo in ogni caso che le manifestazioni fossero pacifiche. Per sette giorni di fila i manifestanti hanno fatto sentire la loro voce, ma le proteste sono sfociate in scontri con la polizia. Oltre alle vittime, si sono registrati anche danni e il ferimento di 80 persone. L'uso della forza da parte della polizia ha prodotto critiche negli ambienti politici e sociali, e anche lo scrittore Mario Vargas Llosa, a suo tempo candidato presidenziale, nei giorni scorsi aveva ribadito: "Merino se ne deve andare".