Il 3 novembre i cittadini americani sono chiamati ad eleggere presidente, vicepresidente e membri del Congresso. Come sempre, l'esito dipenderà soprattutto dall'andamento del voto in alcuni Stati in bilico, a causa del sistema del collegio elettorale. Ecco come funziona
Martedì 3 novembre si terranno le elezioni presidenziali americane. A causa del complesso sistema elettorale statunitense, l’esito dipenderà soprattutto dall’orientamento di una quindicina di Stati in bilico. Al di là dei sondaggi, è quindi difficile fare previsioni. Inoltre, sebbene l'election day sia stato fissato - come da tradizione - al primo martedì di novembre, le votazioni sono in realtà cominciate da tempo tramite voto postale e anticipato. Ecco tutto quello che c'è da sapere.
Gli sfidanti
Negli Stati Uniti dominano due partiti, democratico e repubblicano. Solitamente, il presidente appartiene a uno dei due schieramenti. Il partito repubblicano, conservatore, candida l’attuale presidente in carica, Donald Trump, 74 anni. Il candidato del partito democratico è Joe Biden, 78 anni, ex vice-presidente dell'amministrazione Barack Obama, in carica dal 2009 al 2017.
Election Day e voto postale
Come ogni anno le votazioni sono cominciate prima grazie al voto postale, da sempre in vigore, e il voto anticipato. Quest’anno, per limitare code alle urne durante la pandemia, a sette giorni dall’Election Day almeno 60 milioni di elettori hanno già votato. I democratici hanno incentivato la loro base a votare in anticipo, mentre Donald Trump sostiene che il voto postale rischi di favorire brogli.
Il sistema politico americano
Negli Stati Uniti esistono tre poteri separati, con tre rispettivi rappresentanti: il presidente e la sua amministrazione (esecutivo), il Congresso (legislativo) e la magistratura (giudiziario). Il Congresso è composto da una Camera alta, il Senato, e da una Camera bassa, detta dei rappresentanti. Gli americani sono chiamati ad eleggere i membri di entrambe le Camere, oltre al presidente e al vice-presidente.
Il controverso collegio elettorale
Il voto per il Presidente negli Stati Uniti è di fatto indiretto. Gli elettori esprimono il cosiddetto collegio elettorale, formato da 538 grandi elettori, ed è una maggioranza di questi che decide poi ufficialmente il presidente. I grandi elettori sono ripartiti per Stato e il loro numero rispecchia i seggi al Congresso. Vale la regola del “chi vince prende tutto”: i grandi elettori sono quasi sempre assegnati in blocco (a esclusione di Nebraska e Maine); l'intero pacchetto va a chi vince il voto popolare nello Stato. Questo metodo è controverso, perché comporta spesso un contrasto tra l’esito del voto popolare e l’elezione presidenziale. Ad esempio, nel 2016, Hillary Clinton ottenne quasi tre milioni di voti in più su scala nazionale ma perse contro Trump nel calcolo del collegio elettorale, che richiede di accumulare almeno 270 grandi elettori grazie a successi anche di stretta misura nei singoli Stati. Ecco perché alcuni Stati (quest’anno in particolare Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Arizona, North Carolina e Florida) si trasformano spesso nell'ago della bilancia.
Le cariche in palio
L'attenzione sarà concentrata sulla sfida tra Trump e Biden, e i loro vice Mike Pence e Kamala Harris, ma gli elettori sono chiamati a scegliere anche nuovi membri del Congresso. Sono in palio tutti i 435 seggi della Camera e 33 sui 100 del Senato, perché le scadenze dei mandati sono distribuite nel tempo. I democratici cercano di mantenere il controllo della Camera e di spodestare i repubblicani che attualmente hanno la maggioranza del Senato. Se i democratici raggiungessero la maggioranza in entrambe le Camere, sarebbero in grado di bloccare o ritardare i piani del presidente Trump, nel caso dovesse essere rieletto.