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Conflitto Armenia-Azerbaijan, bombardamenti e scambi di accuse tra Erevan e Baku

Mondo
©Getty

La tregua appena annunciata non regge. Droni azeri colpiscono due villaggi uccidendo una persona. Il ministro degli Esteri di Baku denuncia il bombardamento di "un'area residenziale" di Ganja, con sette morti e 33 feriti, tra cui ci sarebbero dei bambini

Proseguono le ostilità nel Nagorno-Karabakh, il territorio conteso tra Armenia e Azerbaigian (LE FOTO), dove avrebbe dovuto scattare, alle 10 italiane del 10 ottobre, il cessate il fuoco umanitario concordato grazie alla mediazione del Cremlino dopo due settimane di scontri che hanno causato decine di vittime militari e civili. Appena pochi minuti dopo l'entrata in vigore della tregua, Erevan e Baku hanno cominciato ad accusarsi a vicenda di aver violato l'intesa stretta nella notte a Mosca, dopo 10 ore di negoziato. E nella mattinata dell'11 ottobre è arrivata la notizia di un bombardamento armeno nella città di Ganja, con 7 morti e 33 feriti.

L'attacco armeno a Ganja

Le forze armene hanno attaccato la notte tra il 10 e l'11 ottobre, con colpi di artiglieria, la città di Ganja, in Azerbaijan, provocando sette morti: lo ha reso noto in un comunicato il ministero degli Esteri dell'Azerbaijan. Il ministero ha precisato che è stata presa di mira una "area residenziale" della città e che sono rimaste ferite anche 33 persone, inclusi bambini.

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Lo scambio di attacchi tra i due Paesi

La Difesa armena, sabato 10 ottobre, ha prima segnalato un bombardamento azero sulla città di Kapan, nell'Armenia meridionale per poi correggersi, in seguito alla smentita di Baku, e affermare che droni azeri hanno colpito i villaggi di Yeritsvank e Artsvanik, uccidendo una persona. L'Azerbaigian ha a sua volta accusato il nemico di aver lanciato un attacco contro i distretti azeri di Tartar e Agdam, definendo una "provocazione" le accuse di Erevan. Secondo la Difesa armena, invece, le forze azere starebbero bombardando la città di Hadrut. 

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I colloqui con Mosca per trovare una soluzione

Il 9 ottobre Serghei Lavrov, ministro degli esteri russo, aveva annunciato l'intesa per il cessate il fuoco e l'avvio di "trattative sostanziali" per arrivare "quanto prima" a una risoluzione pacifica del conflitto con la mediazione di Mosca. Lavrov aveva accolto nella capitale russa i suoi omologhi azero e armeno, Jeihun Bayramov e Zohrab Mnatsakanian, convocati dal presidente Putin nel tentativo di porre fine a un conflitto che ha causato decine di vittime militari e civili. Il cessate il fuoco per "ragioni umanitarie" ha lo scopo di consentire lo scambio dei prigionieri e dei corpi dei morti, sotto la mediazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Erevan e Baku hanno inoltre ratificato una formula di mediazione che prevede la supervisione del Gruppo di Minsk, la struttura messa in piedi nel 1992 dall'Osce per prevenire il riaccendersi delle ostilità nel Nagorno-Karabakh. Il Gruppo à formato da Stati Uniti, Russia e Francia. 

 

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