California, causa a Uber e Lyft: negano la giusta paga

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Lo stato californiano ha avviato un'azione legale contro le due aziende di trasporto privato, accusate del reato di "furto salariale" per aver negato ai propri dipendenti i benefici regolamentati dalla recente legge sui lavoratori della gig economy

La California fa causa ad Uber e Lyft, i due giganti del trasporto privato, per aver negato la giusta retribuzione ai suoi autisti. Il commissario del lavoro della California, Lilia García-Brower ha affermato in un comunicato che "Il modello di business di Uber e Lyft si basa sull'errata classificazione dei conducenti come appaltatori indipendenti". Alle due aziende viene infatti contestato di aver violato la legge federale che impone di riconoscere a tutti i lavoratori della cosiddetta Gig economy gli stessi benefici dei dipendenti. Se Uber e Lyft perdessero la causa dovrebbero riconoscere ai loro autisti, tra le altre cose, la copertura sanitaria, gli straordinari e altri benefit. 

Verso la protezione sindacale

Già lo scorso anno, per la precisione l’11 settembre 2019, la California ha approvato una legge per costringere Uber, e gli altri giganti della gig economy, ad equiparare i diritti dei lavoratori saltuari a quelli dei lavoratori dipendenti. La norma, nota come Assemby Bill, è stata ratificata per garantire l'accesso alle protezioni sindacali e il rispetto delle più basilari norme del diritto del lavoro ai lavoratori della gig economy

Uber si difende, Lyft non risponde

Nella sua risposta a mezzo stampa, Uber ha dichiarato pretestuosa l'azione legale avviata in California. Nel comunicato diffuso, infatti, l'azienda ha affermato che “a causa dell’emergenza coronavirus, la quasi totalità degli autisti desidera lavorare in modo indipendente". "Abbiamo già apportato modifiche significative alla nostra app per garantire il rispetto della legge". Per Uber la corte dovrebbe guardare altrove "Quando tre milioni di californiani sono disoccupati, i nostri leader dovrebbero concentrarsi sulla creazione di nuove possibilità di lavoro, non cercare di bloccare un intero settore”, ha concluso il portavoce.

C'è un altra causa in corso

Per Uber e Lyft non è la prima causa aperta con lo stato Californiano. Come riporta il portale The Verge, la California negli ultimi anni ha ricevuto più di 5mila segnalazioni da parte di autisti che chiedono un risarcimento per tutti i benefit non riconosciuti dalle due aziende. La California si è già mossa e a maggio ha chiesto un’ingiunzione di pagamento preliminare sia a Uber che a Lyft per risarcimento danni. Se il procuratore generale, la cui sentenza dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, dovesse esprimersi a favore dello stato, la decisione creerebbe un’importante precedente anche per la causa appena intentata.

Le previsioni

Le due società, quindi, potrebbero essere costrette a pagare centinaia di migliaia di dollari ai dipendenti, riconoscendo tutti gli straordinari, ferie, malattie, congedi e rimborsi spese mai concessi finora. Uber e Lyft, dal loro punto di vista, provano a difendersi e stanno spingendo per un disegno di legge che preveda l’identificazione come lavoratori autonomi di tutti coloro che sono impiegati nel settore della gig economy, come fattorini o autisti, una norma che andrebbe a sostituire la legge attuale.

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