Il M5S e i fondi neri dal Venezuela: dal timbro all’intestazione, i dubbi sul documento

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Michele Cagiano

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In Italia è polemica dopo la notizia arrivata dalla Spagna: nel 2010 il Movimento 5 Stelle avrebbe ricevuto tre milioni e mezzo di euro dal Venezuela. Di Martino, storico console di Caracas indicato come il mediatore, parla di fake news. Gli interrogativi sulle incongruenze del documento di Abc rimangono

Soldi per la rivoluzione. La notizia arriva dalla Spagna ed è dirompente. Siamo nel 2010, in Italia il Movimento 5 Stelle è un neonato (LA FOTOSTORIA). In Venezuela siamo in piena epoca Chavista. Tre milioni e mezzo di euro in una valigetta arrivano a Milano. Secondo il quotidiano spagnolo Abc quest'uomo, Giancarlo Di Martino, storico console di Caracas, è il mediatore. Deve consegnarli a Gianroberto Casaleggio. Sono fondi neri per consentire ai grillini di finanziare la loro politica.

Di Martino parla di fake news

Di Martino oggi parla di fake news, di un complotto politico ordito dall'ultradestra spagnola alleata alla destra italiana. Abc infatti ha un profilo conservatore e diverse volte si è occupata di fatti venezuelani. Nel 2016 in un'altra copertina accusava il movimento Podemos, anche in questo caso, di un finanziamento in nero, ma più corposo: 7 milioni di euro.

I dubbi sul documento: dall’intestazione al timbro

Ma torniamo ai fatti italiani. Nel 2010 Hugo Chavez è presidente, Maduro il suo ministro degli Esteri. È lui - ex autista della metropolitana di Caracas, sindacalista, poi delfino di Chavez e infine suo erede alla presidenza - ad autorizzare il pagamento. Il giornalista di Abc che firma l'articolo non ha dubbi, difende le sue fonti e conferma tutto. Il documento mostrato però ha alcune incongruenze. Intanto l'intestazione: dal 2007 il nome ufficiale è “Ministero della difesa popolare venezuelana” e non “Ministero della difesa”. Poi il timbro: il governo venezuelano, da quando è presente il chavismo al potere, si è caratterizzato in particolar modo per il simbolismo. Non bastava governare, Hugo Chavez e i suoi dovevano imprimere in maniera indelebile, attraverso le modifiche dei simboli di Stato, la rivoluzione. Quello nel documento è precedente alla riforma del 2006, la data del documento è luglio del 2010. Infine, una domanda: il Venezuela di Chavez poteva rischiare una crisi diplomatica con l'Italia, il Paese che ospita il Vaticano, per finanziare un partito con un anno di vita?

Luigi Di Maio (S) e Alessandro Di Battista durante la trasmissione televisiva "In mezz'ora" in onda su Rai 3, Roma, 25 febbraio 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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