Karol Wojtyla nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice, in Polonia. Il 16 ottobre 1978 fu chiamato a guidare la Chiesa in un momento storico cruciale, dominato a livello internazionale dalla Guerra fredda e culminato con il crollo del muro di Berlino. Papa Francesco lo ricorda sull’Osservatore Romano: “Intercedi perché in questi tempi difficili siamo testimoni di gioia e di misericordia”
Il 18 maggio 2020 cade il centenario della nascita di Papa Giovanni Paolo II, primo pontefice polacco della storia della Chiesa - e il primo non italiano dopo quasi 500 anni - e tra i grandi protagonisti del Novecento. Karol Wojtyla nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice, nella Polonia meridionale, Paese che era tornato a esistere da appena un anno. Diventato arcivescovo di Cracovia, il 16 ottobre 1978 fu chiamato al soglio pontificio, diventando uno dei Papi più longevi e carismatici della storia. Il 27 aprile 2014 è stato proclamato santo da Papa Bergoglio. Il 17 maggio l’Osservatore Romano gli ha dedicato un numero speciale con un pensiero di Papa Francesco: “Intercedi perché in questi tempi difficili siamo testimoni di gioia e di misericordia”, è la preghiera rivolta al predecessore dall’attuale Pontefice Bergoglio, che il 27 aprile 2014 lo proclamò santo insieme a Giovanni XXIII.
La gioventù e l’ingresso in seminario
Karol Wojtyla era il terzo figlio di Emilia Kaczorowska, che morì quando lui aveva 9 anni, e dell'omonimo padre Karol Wojtyla, ex-ufficiale dell’esercito asburgico. A 18 anni si trasferì con lui a Cracovia. Durante l’invasione della Polonia da parte dei nazisti fece lo spaccapietre e l’operaio. Entrò in seminario nel 1942, dopodiché studiò a Roma e a Parigi. Fece il viceparroco e il docente nell’unica università cattolica di tutto il Patto di Varsavia, a Lublino, fino a diventare vescovo a nemmeno quarant’anni. Guidò la delegazione polacca al Concilio Vaticano II.
“Se mi sbaglio mi corrigerete”
Il 16 ottobre 1978 fu eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo II. Dopo la fumata bianca, il neo Pontefice salutò la folla in piazza San Pietro pronunciando una frase che sarebbe entrata nella storia: “Se mi sbaglio mi corrigerete”, disse. Cominciò quindi a viaggiare per il mondo e fu anche il primo Papa nella storia a mettere piede in una sinagoga. Chiese perdono a nome della Chiesa agli ebrei, ai protestanti e agli ortodossi, cercando sempre il dialogo ecumenico con le altre confessioni. Fu anche il primo Pontefice a vistare il campo di concentramento nazista di Auschwitz, nella sua Polonia.
L’attentato del 1981
Il 13 maggio 1981 Wojtyla subì un attentato. A sparargli tre colpi di pistola in piazza San Pietro fu Mehmet Ali Agca, killer professionista turco appartenente al movimento dei "Lupi Grigi". Il Papa, che era appena entrato nella piazza per un’udienza generale, fu colpito all’addome, ma fu subito soccorso e sopravvisse dopo un intervento durato 5 ore e mezza. Due anni più tardi, in occasione del Natale del 1983, Wojtyla incontrò il suo assalitore nel carcere di Rebibbia, a Roma.
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L’impegno internazionale
Papa Wojtyla viaggiò moltissimo: in 27 anni di pontificato ha visitato 129 Paesi. Anche grazie a questa sua voglia di spendersi, fu uno dei protagonisti dello scenario diplomatico internazionale del secolo scorso, tanto che Michail Gorbacev, ultimo presidente dell’Unione sovietica, disse che aver avuto un Pontefice come Giovanni Paolo II in Vaticano ha contribuito al crollo del muro di Berlino. Nel 1985 il Papa istituì inoltre la Giornata mondiale della gioventù, un incontro internazionale di spiritualità e cultura dedicato ai giovani cristiani, che si celebra ogni due o tre anni. Morì a un mese dal suo 85esimo compleanno, il 2 aprile 2005.
Papa Francesco: “Chiediamo la sua intercessione”
“Facendo memoria del centenario della nascita di San Giovanni Paolo II ci rivolgiamo a lui, per chiedere la sua intercessione”, ha scritto Papa Francesco nel suo ricordo pubblicato oggi dall’Osservatore Romano. “Intercedi perché restiamo sempre fedeli al Vangelo - prosegue Bergoglio -. Intercedi perché sappiamo spalancare le porte a Cristo. Intercedi perché sappiamo rispondere ai bisogni dei nostri fratelli che soffrono, riconoscendo nei loro volti il volto del Signore. Aiutaci con la tua intercessione a non lasciarci mai rubare la speranza e ad essere uomini e donne che camminano nella certezza della fede”.