Coronavirus, in Belgio ci sono troppe patatine fritte che nessuno mangia più

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Il "piatto" più famoso del Paese sta subendo un gravissimo danno in conseguenza alle misure adottate per contenere il Covid-19. In difficoltà anche l'export 

Il Belgio è il primo Paese Ue per numero di morti legati al Covid-19 rapportato alla popolazione. Anche se il calo, negli ultimi giorni, del numero dei pazienti ricoverati e di quelli che richiedono un trattamento in terapia intensiva, risulta fondamentale per avviare il 4 maggio la prima fase di uscita dal lockdown. Un'emergenza che sta mettendo a dura prova anche l'economia e, in particolare, uno dei settori più importanti per il Paese: il commercio delle patatine. Le patatine fritte di Bruxelles sono infatti famose in tutto il mondo e hanno come particolarità quella di essere fritte due volte. 

Patatine invendute, patatine sprecate

Per capire le proporzioni del danno, va detto che il Belgio è uno dei maggiori produttori europei di patate e secondo i produttori questa crisi dovuta al coronavirus farà accumulare fino a 750mila tonnellati di merce invenduta che, secondo Belgapom basterebbe a riempire circa 30mila tir. Il segretario Romain Cools ha invitato i cittadini belgi a consumare patate almeno due volte a settimana, per cercare di ridurre il problema e ha chiesto al governo che siano avviate campagne di sensibilizzazione sul tema. Intervistatao dall CNBC Cools ha dichiarato anche che Belgapom sta donando 25 milioni di patate a settimana per i banchi alimentari che aiutano le persone in difficoltà economiche. Si cercano soluzioni e in parte, la produzione in eccesso è stata destinata anche al mercato dell’Europa centrale e a quello africano, dove c’è la domanda più alta. Quello che avanza è destinato ai mangimi, ai biocombustibili e soprattutto a essere sprecato.

L'export in forte calo

In difficoltà anche l'export. Le esportazioni, infatti, hanno subito un duro colpo. Secondo Cools, la domanda di patate surgelate è diminuita del 75% e il calo è dovuto soprattutto alle minori esportazioni, a cui secondo Le Soir è destinato il 90% della produzione di patate surgelate. La cancellazione degli eventi estivi come dei festival, così come la chiusura dei ristoranti e delle grandi catene di fast food, sono tra le cause principali della minore richiesta internazionale. Il rimanente 25% della produzione, che riguarda patate fresche e snack confezionati, sta invece reggendo piuttosto bene, perché dipendente in larga parte dal consumo domestico. 

Riapertura ma con calma

Il governo belga ha imposto il lockdown a livello nazionale il 18 marzo scorso, nel tentativo di rallentare la diffusione del coronavirus. Fino a oggi, il paese ha avuto più di 48.500 casi confermati di Covid-19 e più di 7.590 decessi, secondo i dati della Johns Hopkins University. Secondo il Primo Ministro, Sophie Wilmès, il così alto numero dei contagiati e morti rispecchia la loro politica di tamponi a tappeto. Anche ai defunti che risultavano sospetti le autorità sanitarie hanno effettuato il test per capire come catalogarli. Totale trasparenza, a detta del Belgio che allenterà le misure di contenimento dal 4 maggio ma la crisi perdurerà a lungo. Lunedì alcuni negozi e alcune aziende riapriranno se in grado di garantire il distanziamento nei loro ambienti, per la tutela della salute delle persone che li frequentano. La previsione di apertura dei bar e ristoranti per il momento è fissata all'8 giugno ma deve tutto procedere come in questi ultimi giorni in cui i numeri sono calati, altrimenti slitterà ancora.

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