Coronavirus, Usa primo Paese al mondo per contagi. Trump a Xi: “Lavoriamo insieme”

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Sono oltre 91mila le persone affette da Covid-19 e 1.358 le vittime negli Stati Uniti dall'inizio della pandemia. Sorpassate Cina e Italia. Il presidente apre alla collaborazione con Pechino nella gestione dell'emergenza. Xi: "Servono azioni reali"

Gli Usa sorpassano Cina e Italia e diventano il Paese al mondo con più contagi da Coronavirus. Secondo l'ultimo aggiornamento della Johns Hopkins University, alle 6 del 27 marzo, sono oltre 91mila le persone affette da Covid-19 e 1.358 le vittime negli Stati Uniti dall'inizio della pandemia (AGGIORNAMENTI - SPECIALE). In queste ore si registra anche una svolta da parte di Donald Trump nella gestione dell'emergenza con una netta apertura alla Cina. "Ho appena concluso un'ottima conversazione con il presidente Xi della Cina. Abbiamo discusso in dettaglio sul Coronavirus che sta devastando gran parte del nostro Pianeta”, ha scritto su Twitter il presidente americano, secondo cui "la Cina ha molta esperienza e ha sviluppato una forte conoscenza del virus. Stiamo lavorando a stretto contatto insieme. Molto rispetto!”. Parole che contrastano con quelle delle settimane precedenti in cui il tycoon aveva sempre parlato di "virus di Wuhan", accusando la Cina di non aver avvertito il mondo sulle conseguenze della diffusione del contagio (LA SITUAZIONE NEL MONDOL'EMERGENZA NEGLI USA: FOTO).

Xi a Trump: "Cina e Usa dovrebbero unirsi nella lotta"

Secondo quanto riferito dalla tv statale cinese Cctv, Xi ha sottolineato a Trump che la Cina e gli Usa dovrebbero "unirsi nella lotta" contro la pandemia che sta avanzando a livello globale. Il presidente cinese, nella telefonata avuta con il collega americano Donald Trump, ha espresso l'auspicio che Washington prenda "azioni reali" per migliorare i rapporti bilaterali. Le relazioni tra i due Paesi, ha aggiunto Xi, "sono arrivate a una congiuntura importante".

Preoccupazione a New York

Telefonata tra Xi e Trump che arriva dopo che negli Usa i numeri ormai sono schizzati in alto e c'è grande preoccupazione soprattutto a New York. Il picco dei contagi? "Forse a settembre", è la previsione del sindaco della Grande Mela Bill de Blasio. Per il primo cittadino "metà della popolazione della metropoli sarà colpita dal coronavirus", quasi 4 milioni di persone. "È preoccupante, ma bisogna cominciare a dire la verità". Il governatore Andrew Cuomo ha parlato invece di 44.635 casi e 519 decessi nell'intero Stato - con un aumento di 134 rispetto a ieri - e lanciato l'allarme ospedali, dove medici e infermieri descrivono "una situazione apocalittica". Ha aggiunto che sono 6.481 le persone ricoverate, 1.583 quelle in terapia intensiva, 2.045 quelle guarite.

Il focolaio in Louisiana

Posti letto nei reparti di rianimazione presi d'assalto e insufficienza di tamponi e respiratori: l'emergenza non è solo a New York. A preoccupare enormemente negli ultimi giorni è anche il virulento focolaio esploso in Louisiana, con New Orleans che rischia di diventare la Bergamo d'America. Solo nelle ultime 24 ore si sono registrati 510 nuovi casi (in totale saliti a oltre 2.300) e 18 morti, con un bilancio totale di almeno 83 vittime: un numero maggiore rispetto a quello registrato dall'inizio dell'epidemia nella ben più popolata California. Una crescita definita dagli esperti "la più veloce al mondo", con una traiettoria simile a quella delle 'zone rosse' di Italia e Spagna. Il sospetto è che sia stato un 'evento zero' ad accelerare in maniera esponenziale la diffusione del virus, la tradizionale festa di carnevale del 'Mardi Gras' che il 25 febbraio, come ogni anno, ha attirato centinaia di migliaia di persone che hanno affollato strade e locali.

Situazione critica in New Jersey, a Washington e in Florida

Situazione particolarmente critica anche in New Jersey, nello stato di Washington e in Florida. A Miami, dopo la stretta sulle spiagge, è scattato un vero e proprio coprifuoco per l'intera città: nessuno potrà andare in giro dalle 10 di sera alle 5 del mattino, salvo per chi va o torna dal lavoro, per le emergenze mediche o per portare a spasso il cane entro cento metri da casa. Nel District of Columbia, dove si trova la capitale federale Washington, la sindaca Muriel Bowser ha ordinato a tutti i cittadini di restare nelle proprie abitazioni, decretando la chiusura di tutte le attività non essenziali. Intanto Donald Trump tira dritto per la sua strada e in una lettera ai governatori scrive che si lavora a nuove linee guida che permetteranno di allentare le misure di distanziamento sociale nelle aree del Paese considerate meno a rischio.

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