Coronavirus, Usa terzo Paese per numero di contagi. New York da stanotte in lockdown

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Sono 25mila i casi negli Stati Uniti, che ora supera la Spagna. Negativi il vicepresidente Pence, che guida la task force sul virus, e sua moglie. Autorizzato l'uso di test rapidi che forniscono il risultato in 45 minuti

Con oltre 25mila casi positivi di coronavirus (25.493) gli Stati Uniti superano la Spagna e diventano il terzo Paese per numero di contagiati dopo Cina e Italia. Nel giro di 24 ore sono stati registrati circa 8mila nuovi casi. Il numero di morti è di 307. A New York, la città più colpita degli Usa, da stasera alle 20 locali (l'una di notte in Italia), entra in vigore il lockdown, il provvedimento con cui il governatore Andrew Cuomo ordina di non uscire di casa e di fermare tutte le attività non essenziali per affrontare l'emergenza. Il segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin intanto ha spiegato che il pacchetto di aiuti contro la crisi da coronavirus prevede anche fino a 4.000 miliardi di liquidità per le imprese. Nel frattempo il vicepresidente Mike Pence e sua moglie Karen sono risultati negativi al test. Lo ha reso noto una portavoce del vicepresidente, che guida anche la task force Usa contro il Covid-19 (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - MAPPA E GRAFICI DEL CONTAGIO - LE INFO DELLA FARNESINA SULLA SITUAZIONE NEGLI USA).

Fda autorizza test rapidi, risultato in 45 minuti

La Food and drug administration (Fda) ha annunciato di aver autorizzato un test rapido che può individuare il coronavirus in circa 45 minuti. I test saranno inviati a partire da lunedì prossimo. “Il test che autorizziamo sarà disponibile entro il 30 marzo, che è una tempistica incredibilmente rapida”, ha dichiarato il segretario della Salute americano Alex Azar. “Stiamo entrando in una nuova fase di test, in cui i test saranno molto più facilmente accessibili agli americani che ne hanno bisogno" (LE FOTO DELLE STRADE DESERTE NEGLI USA).

Washington Post: “Trump fu avvertito su rischio pandemia”

Nel frattempo il presidente Donald Trump ha bollato come "una vergogna" e "una storia molto inaccurata" l'articolo del Washington Post secondo cui l'intelligence Usa aveva avvisato fin da inizio gennaio il presidente e il Congresso del rischio di una pandemia da coronavirus. Secondo il quotidiano, le agenzie di intelligence Usa lanciarono ripetuti allarmi con rapporti classificati in gennaio e in febbraio sul pericolo mondiale posto dal virus, mentre il presidente Trump e anche molti parlamentari - nonostante le informazioni ricevute - minimizzavano la minaccia e non prendevano le azioni che avrebbero potuto rallentare la diffusione del virus.

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