I moderati hanno tentato di mettere in difficoltà il senatore socialista, che sembra lanciato verso la nomination. Warren ancora contro Bloomberg. Trump esulta per le divisioni nel fronte avversario. Tutti d’accordo sulla sua cattiva gestione dell’emergenza coronavirus
La sfida tra i candidati democratici alla Casa Bianca entra nel vivo. È andato in scena l’ultimo dibattito tv prima delle primarie in South Carolina (sabato) e del Super Tuesday (il 3 marzo). Tutti, o quasi, contro Bernie Sanders: i moderati sul palco hanno tentato in tutti i modi di mettere in difficoltà il senatore socialista, attuale frontrunner e più che mai lanciato nella corsa alla nomination. Strategia diversa per Elizabeth Warren, l'altra candidata progressista: non potendo colpire Sanders per l'agenda simile alla sua, è tornata ad attaccare Michael Bloomberg, con l'ex sindaco di New York che ha dovuto incassare di nuovo le accuse di sessismo e discriminazione sul luogo di lavoro, ma anche quelle di aver fatto affari con la Cina e di non voler svelare le sue dichiarazioni fiscali. Il risultato è stato un dibattito caotico, di cui a tratti i moderatori hanno rischiato di perdere il controllo. Per la gioia del presidente Donald Trump, che - come molti repubblicani su Twitter - ha esultato per le divisioni all'interno del fronte avversario (COME FUNZIONANO LE PRIMARIE USA).
Tutti d’accordo sulla cattiva gestione dell’emergenza coronavirus
Su una cosa, comunque, i candidati dem si sono mostrati d’accordo: hanno attaccato la gestione dell'emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI) da parte dell'amministrazione Trump, accusandola anche di aver tagliato i fondi alla sanità. Il tutto mentre le autorità sanitarie federali hanno messo in guardia da un'impennata dei casi quasi certa anche negli Usa. Il presidente ha risposto in diretta su Twitter: "La mia amministrazione sta facendo un grande lavoro, compresa l'immediata chiusura dei nostri confini a certe aree del mondo. Una misura a cui i democratici erano contrari". Il risultato, ha aggiunto, è che finora negli Usa non c'è stata alcuna vittima.
Le divisioni tra i candidati dem
Per il resto, il dibattito ha mostrato divisioni che preoccupano l'establishment del partito democratico, perché alla fine rischiano di avvantaggiare proprio il tycoon e la sua rielezione il prossimo 3 novembre. Sanders si è dovuto difendere dalle accuse di essere aiutato dalla Russia (“Non è vero”) e di aver difeso la Cuba di Fidel Castro ("Ho detto le stesse cose di Obama"), ma soprattutto dal portare avanti un'agenda progressista che rischia di far vincere nuovamente Donald Trump. "Putin vuole la rielezione di Trump ed è per questo che la Russia ti sta aiutando", ha attaccato un Bloomberg leggermente più efficace e a suo agio rispetto al precedente dibattito televisivo. "Vi immaginate - ha aggiunto - i repubblicani moderati che votano per Sanders? E se non succede questo non si vince contro Trump".
Le prossime primarie in South Carolina
Sulla stessa linea d'onda Pete Buttigieg: "Se la nomination andrà a Sanders, avremo altri quattro anni di Donald Trump, lo speaker della Camera sarà repubblicano e i democratici non riusciranno a riconquistare il Senato. Non è solo la presidenza che conta". In soccorso del senatore è arrivata la “collega” Warren: "L'agenda progressista è molto popolare. Noi parliamo di come costruire il futuro. È questo quello che conta". Più vivace del solito anche l'ex vicepresidente Joe Biden, che in South Carolina è ancora in testa ai sondaggi e si gioca già gran parte delle sue chance di proseguire la corsa. La sfida a Sanders è lanciata: "Sabato vincerò io e conquisterò il voto degli afroamericani", ha detto, nella speranza di ricompattare la grande alleanza che portò al trionfo di Barack Obama. Ma nei sondaggi Sanders, che già lo sovrasta a livello nazionale, è in gran rimonta e fa paura.