Nell'udienza al Palazzo di Giustizia di Mansura è stato deciso che il ricercatore egiziano di 27 anni e studente all’Università di Bologna dovrà rimanere in carcere. "Mai scritto i post per i quali mi accusano di propaganda sovversiva", ribadisce
Patrick Zaki dovrà affrontare altri 15 giorni di custodia cautelare in carcere (IL MURALES CON GIULIO REGENI - L'APPELLO DELLA FAMIGLIA REGENI- LA MOBILITAZIONE NELLE PIAZZE). Questo quanto deciso oggi, 22 febbraio, nell'udienza al Palazzo di Giustizia di Mansura, in Egitto, sul delta del Nilo. Il ragazzo egiziano di 27 anni e studente all’Università di Bologna è in prigione dall'8 febbraio scorso con accuse di propaganda sovversiva. La prossima udienza è fissata al 7 marzo. Lo rende noto l'avvocato della sua famiglia. Intanto lui si difende: "Non ho mai scritto" i post su Facebook per i quali mi accusano. Nei giorni scorsi era già stata respinta la richiesta di scarcerazione.
Amnesty: "Decisione crudele"
Secondo quanto riferito da chi ha assistito all’udienza, il ragazzo, alla domanda del giudice: "È tuo l'account?" (dal quale sono stati scritti i post incriminati, ndr), ha risposto di "no". Il rinnovo della custodia cautelare in carcere per altri 15 giorni, per prolungare le indagini sul caso di Zaki, è lo scenario "peggiore" perché questi rinnovi potrebbero andare avanti anche per mesi. "Una decisione brutta e crudele - spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, all'ANSA - che non fermerà la mobilitazione per chiedere il suo rilascio". "L'appello - aggiunge - è quello di rimanere tutti quanti mobilitati, di andare avanti così. Amnesty sta studiando nuove iniziative. Pensiamo che davanti a noi si apre una campagna di medio periodo che può durare anche mesi. Ognuno faccia la sua parte fino in fondo".
Patrick nella stanza del procuratore per 50 minuti
A difendere il 27enne sono gli avvocati Walid Hassan e una legale della Ong "Eipr", per cui lavora Patrick, Hoda Nasrallah. Davanti al Procuratore hanno sostenuto "l'infondatezza delle accuse e i vizi di forma" dell'arresto a loro avviso preceduto da un sequestro delle forze di sicurezza all'aeroporto del Cairo e da falsi nelle verbalizzazione, si è appreso da una fonte informata a margine dell'udienza. "Patrick ha detto di essere in buone condizioni e di non subire maltrattamenti" in carcere, ha riferito ancora la fonte. Circa l'account, il giovane ha ribadito che quello su cui si basa l'accusa ha tre nomi mentre quello che lui curava solo due ("Patrick George", senza il patronimico "Zaki"). Fra l'altro ha sottolineato di voler "continuare gli studi" a Bologna. Cattivo segno della poi confermata carcerazione è stata la disponibilità espressa dal procuratore ai genitori di poterlo visitare anche fuori dagli orari previsti e di poter fargli arrivare generi di conforto. Il ragazzo è rimasto nella stanza del procuratore capo di Mansura per circa 50 minuti ed è apparso con capelli rasati, camicia scura, jeans e ciabatte. All'uscita, quando ancora non era stato annunciato il prolungamento, ha abbracciato padre, madre e una sorella nel corridoio affollato di uomini della sicurezza in divisa della polizia e in borghese, giornalisti e amici del giovane attivista e ricercatore.
All'udienza un diplomatico italiano
All'udienza hanno assistito un diplomatico italiano e uno della delegazione Ue in Egitto, nell'ambito del programma di monitoraggio processuale dell'Unione europea, adottato su proposta italiana. Normalmente tali udienze davanti al Procuratore sono definite "a porte chiuse", la presenza del diplomatico italiano è un'eccezione fatta a Italia e Ue. A differenza di quanto avvenuto sabato scorso al Tribunale di prima istanza, che respinse un ricorso contro la carcerazione, stavolta ai giornalisti non è stato consentito di entrare nella stanza dove si è svolta l'udienza.