Studente arrestato al Cairo, l’Egitto conferma: “Quindici giorni di custodia cautelare”

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Il ministero dell’Interno egiziano ha fatto sapere che Patrick George Zaki, studente egiziano dell’Università di Bologna, è stato fermato su mandato della procura generale. Il ministro Manfredi (Università): “Attivati canali diplomatici per reperire informazioni”

L’Egitto ha confermato l’arresto di Patrick George Zaki, attivista e studente all’Università di Bologna, notizia anticipata ieri dal portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. In un tweet il ministero dell'Interno egiziano ha detto che Zaki è stato arrestato su mandato della procura generale e posto in custodia cautelare per 15 giorni. Riferendosi a “informazioni pubblicate su qualche sito sospetto delle reti sociali”, il dicastero del Cairo ha smentito che il giovane sia italiano, affermando che ha invece “nazionalità egiziana”. Dall'Italia sulla vicenda è intervenuto anche Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca scientifica: “Ci siamo subito attivati insieme all’Università di Bologna per ricostruire la situazione. Insieme al ministro Di Maio stiamo operando tramite i canali diplomatici per reperire informazioni certe e trasparenti e verificare la situazione in maniera accurata nel rispetto dei diritti della persona”, ha fatto sapere.

Cosa è successo

Secondo quanto riportato da Amnesty Italia, Patrick George Zaki sarebbe stato fermato all’aeroporto del Cairo nella notte tra il 6 e il 7 febbraio e sarebbe poi stato messo agli arresti nella sua città natale, al Mansoura, a 120 chilometri dalla capitale egiziana. Zaki sarebbe accusato di “diffusione di notizie false, incitazione a proteste, tentativo di rovesciare il regime, uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale, propaganda per i gruppi terroristici e uso della violenza”. Secondo i suoi legali, il giovane sarebbe stato torturato, minacciato e interrogato “su diverse questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo”.

L’Università di Bologna attiva gruppo di crisi

L’ateneo di Bologna, dove il ragazzo frequenta il master internazionale “Gemma” dedicato agli studi di genere, ha fatto sapere di aver creato un gruppo di crisi per seguire la vicenda in stretto contatto con le autorità competenti. “L’Università di Bologna - ha detto il prorettore Mirko Degli Esposti - sta seguendo con grande attenzione l’evolversi della situazione e auspica che questa vicenda possa avere un esito rapido e positivo, nella piena trasparenza e completezza delle informazioni e nel pieno rispetto dei diritti delle persone”. Zaki aveva vinto una borsa di studio per partecipare al master. “Da quando ha iniziato le sue attività all’Università di Bologna lo scorso settembre, Patrick ha partecipato al corso con grande entusiasmo, competenza e professionalità - ha aggiunto Degli Esposti -. Tutte le testimonianze raccolte da parte dei docenti e delle studentesse e studenti che lo hanno conosciuto restituiscono un ritratto molto diverso da quanto sembrano indicare le autorità egiziane”.

Stasera flash mob a Bologna

Un flash mob per chiedere “Libertà per Patrick” è previsto alle 20 del 9 febbraio in piazza Maggiore a Bologna, dove il giovane si era trasferito ad agosto dell’anno scorso. “Chiediamo che sia immediatamente data la possibilità ai familiari del ragazzo di sapere in che condizioni si trova, che siano tutelati i suoi diritti e che sia messo nelle condizioni di potersi difendere - hanno fatto sapere i promotori dell’iniziativa -. Non permetteremo un nuovo caso Regeni. Non lasciamo da solo Patrick. Patrick è uno di noi”.

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