Il tribunale distrettuale di Tokyo ha ordinato al signor Noriyuki Yamaguchi, suo ex capo ufficio, che ha costantemente negato le accuse, di risarcire i danni, respingendo la sua contro azione legale di 130 milioni di yen per diffamazione
Ha sfidato un tabù. Ma alla fine Shiori Ito ha vinto. La giornalista televisiva giapponese aveva denunciato per stupro un suo superiore ed è diventata un simbolo del nascente movimento #MeToo del Sol Levante. Una sentenza storica: ha ricevuto 3,3 milioni di yen (circa 27mila euro) di danni. Il tribunale distrettuale di Tokyo ha ordinato al signor Noriyuki Yamaguchi, suo ex capo ufficio, che ha costantemente negato le accuse, di risarcire i danni, respingendo la sua contro azione legale di 130 milioni di yen per diffamazione.
La sentenza
I giudici hanno dichiarato nella sentenza che Ito è stata "costretta a fare sesso senza contraccezione, mentre era in stato di incoscienza e grave ebbrezza e che la donna continua a soffrire di flashback e attacchi di panico ancora adesso". Una grande vittoria per la giornalista, che dopo aver fatto il coraggioso passo di rendere pubblica la sua storia è stata presa di mira da offese e insulti sui social network. Ma ha anche ricevuto molti messaggi di solidarietà da tutto il mondo. "Non importa cosa ho dovuto passare, la mia azione è servita" ha commentato Ito.
La storia di Shiori
Nell'aprile del 2015 Shiori Ito era una giovane giornalista in cerca di un impiego a Tokyo. Dopo svariati tentativi riesce a ottenere un colloquio con Noriyuki Yamaguchi, già biografo del primo ministro Shinzo Abe e capo dell’ufficio di Washington del canale TBS News. I due si danno un appuntamento informale in un locale al centro della capitale giapponese. La ragazza, che vuole ottenere uno stage nell’emittente, ha accettato l’invito del giornalista 50enne e durante la cena beve birra e un po’ di sake. All’improvviso, colpita da un forte mal di testa, va in bagno. Ma quando Shiori si allontana per dirigersi alla toilette, perde i sensi. E il mattino seguente si ritrova in una camera d’albergo con accanto Yamaguchi. La giovane non riesce a ricordare nulla. Ma capisce che è stata violentata. Qualche giorno dopo chiede spiegazioni all’uomo, il quale ovviamente nega tutto sostenendo di essere andati a letto ubriachi e di essersi addormentati. Ci sono però le telecamere di sorveglianza e i testimoni interrogati dalla polizia che confermano la tesi di Shiori. E cioè che era arrivata in albergo svenuta. Un mese dopo, si reca alla polizia per denunciare l’accaduto, ma la corte distrettuale di Tokyo fa cadere le accuse per “insufficienza di prove”.
Il coraggio della denuncia
Dopo questa terribile esperienza Shiori Ito è diventata il simbolo delle donne giapponesi che hanno trovato il coraggio di dire basta. Dalla sua denuncia, infatti, altre donne hanno cominciato a far sentire la loro voce sui social media. In Giappone esiste una legge secondo cui viene richiesto alle vittime di comprovare che la violenza sessuale sia davvero avvenuta fornendo prove di ciò che la legge chiama “molestia o intimidazione”. Nel suo libro del 2017 riguardo la violenza sessuale subita, "Black Box Shiori" racconta che la polizia l’aveva costretta a mettere in scena la violenza utilizzando quello che somigliava ad un manichino da crash-test mentre degli agenti uomini guardavano e scattavano fotografie. Ora però, Shiori ha finalmente ottenuto giustizia.