Perù, rilasciata la leader dell'opposizione Keiko Fujimori. Era in carcere per corruzione

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La scarcerazione è stata ordinata dal tribunale costituzionale. La figlia dell'ex presidente incarcerato Alberto Fujimori ha trascorso 13 mesi nel penitenziario di Chorillos per il presunto coinvolgimento in un caso di corruzione dell'impresa edile brasiliana Odebrecht 

Keiko Fujimori, leader d'opposizione e due volte candidata alla presidenza peruviana, ha lasciato la prigione in cui si trovava durante le indagini a suo carico per presunta corruzione.
La decisione del Tribunale costituzionale non costituisce un giudizio di innocenza in merito alle accuse di aver accettato denaro dal colosso brasiliano delle costruzioni Odebrecht. E la Fujimori potrebbe ancora tornare in una cella.

Keiko: "La prigione il periodo più doloroso della mia vita"

Figlia dell'ex presidente incarcerato Alberto Fujimori, Keiko era nel penitenziario femminile nel distretto di Chorrillos a Lima. Ad accoglierla fuori dalla prigione una folla di sostenitori e il marito Mark Villanella, che aveva fatto uno sciopero della fame chiedendone il rilascio. Keiko Fujimori ha definito la sua detenzione preventiva di 13 mesi il "periodo più doloroso della mia vita: la prima cosa che voglio fare ora che sono per strada è ringraziare Dio per avermi dato la forza di resistere".

Chi è Keiko Fujimori

Nata a Lima nel maggio del 1975, Keiko Fujimori è figlia dell'ex-presidente Alberto Fujimori e dell'ex-congressista della Repubblica Susana Higuchi. Nell'agosto del 1994, dopo il divorzio dei suoi genitori, diventa la prima dama della nazione a 19 anni, la più giovane in tutta la storia d'America. Nel 2010 fonda il suo partito politico Fuerza 2011, poi divenuto Forza Popolare. Sconfitta al ballottaggio da Ollanta Humala alle elezioni presidenziali del 2011, ha ritentato la corsa per la presidenza della Repubblica alle elezioni presidenziali del 2016, venendo nuovamente sconfitta, stavolta da Pedro Pablo Kuczynski. Nel 2018 viene indagata e arrestata per finanziamento irregolare alla sua campagna elettorale: un presunto riciclaggio di beni dalle tangenti della società di costruzioni brasiliana Odebrecht per 1,2 milioni di dollari.

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