Bangladesh, 7 condannati a morte per l'attentato di Dacca in cui morirono 9 italiani

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Dacca, la polizia scorta i detenuti imputati nel processo del 27 novembre 2019 (Getty Images)

Nell'attacco terroristico di matrice jihadista dell'1 luglio 2016 rimasero uccise 22 persone. I condannati sono ritenuti responsabili di essere i mandanti, di aver ideato il massacro che fu poi messo in atto da cinque giovani

Sette militanti sono stati condannati a morte per l’attacco terroristico di matrice jihadista dell’1 luglio 2016 al ristorante Holy Ortizan Bakery, a Dacca (FOTO). Nell’attentato morirono 22 persone, tra cui 17 stranieri, 9 dei quali italiani. La sentenza, come scrive la Bbc, è stata emessa da un tribunale speciale della capitale del Bangladesh.

L'attentato di Dacca

Il pubblico ministero, dopo il verdetto, ha spiegato che le accuse "sono state provate contro ogni dubbio". I condannati sono ritenuti responsabili di aver ideato il massacro che fu opera di cinque giovani. Il commando fece irruzione nel ristorante nel tardo pomeriggio dell'1 luglio 2016, e vi rimase tutta la notte, obbligando i clienti del ristorante a recitare versi del Corano, e uccidendo gli occidentali che non conoscevano il testo sacro. Alle prime luci dell'alba, dopo circa dieci ore, i cinque furono uccisi in un blitz delle forze speciali. 

Le tappe del processo

Il 26 novembre 2018 la Corte aveva presentato accuse formali contro 8 membri del gruppo jihadista locale Jamaat-ul-Mujahideen. Il processo aveva preso il via dopo una settimana, il 3 dicembre. La polizia aveva accertato che all'attacco parteciparono in totale 21 persone, ma solo 8 sono state accusate, perché le altre 13, inclusi i 5 esecutori della strage, morirono nell'attentato o in altre operazioni successive delle forze speciali. Le autopsie sui corpi dei nove italiani evidenziarono segni di torture, tagli provocati da armi affilate (probabilmente machete) e mutilazioni. Nell'attentato morirono i connazionali Cristian Rossi, Marco Tondat, Nadia Benedetti, Adele Puglisi, Simona Monti, Claudia Maria D'Antona, Vincenzo D'Allestro, Maria Riboli, e Claudio Cappelli.

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