Dal 15 novembre migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro l’aumento del prezzo del carburante. Secondo gli attivisti il bilancio sarebbe di oltre 40 morti. Solo domenica almeno 1000 arresti. Il governo annuncia: 60 milioni di sussidi subito
Alta tensione in Iran, dove da venerdì scorso sono in corso violente manifestazioni di piazza contro il caro benzina. Secondo fonti ufficiali di Teheran, citate dalla Bbc, sono almeno 12 le vittime tra i manifestanti dall’inizio delle proteste. Altre fonti non verificabili, diffuse da gruppi di attivisti, forniscono un bilancio molto più alto, che parla di almeno 40 morti. Il governo iraniano però cerca di frenare le violente proteste con 60 milioni di sussidi derivanti proprio dalle entrate conseguenti ai contestati rincari.
I sussidi per cercare di fermare le proteste
Il governo di Teheran verserà entro stanotte a 20 milioni di persone i primi sussidi. Entro sabato, i pagamenti riguarderanno altri 40 milioni di cittadini bisognosi, per un totale di 60 milioni. Lo riferisce il ministero del Welfare e del Lavoro di Teheran. La misura è stata anticipata rispetto ai 10 giorni previsti inizialmente dopo l'entrata in vigore degli aumenti.
La polizia disperde le proteste a Teheran
Nella giornata di lunedì 18 novembre, le Guardie della rivoluzione islamica in Iran hanno avvisato i manifestanti anti-governativi scesi in piazza di essere pronte a reagire con forza a qualsiasi azione che crei insicurezza nel Paese. "I recenti incidenti sono stati provocati dai malvagi funzionari Usa, oltre che dai criminali Mojaheddin del Popolo (Mko) e dall'ignobile famiglia del deposto scià dell'Iran, Mohammadreza Pahlavi", scrivono i Pasdaran in una nota. In giornata poi le forze di sicurezza iraniane hanno disperso nuove proteste a Teheran, sparando lacrimogeni e gas urticanti al peperoncino contro i manifestanti, secondo quanto riportato all'ANSA da alcuni testimoni. Nonostante gli avvertimenti delle autorità iraniane, diverse manifestazioni si sono registrate oggi anche in altre città, tra cui Karaj, Shiraz, Sanandaj, Isfahan e Kermanshah. Scuole e università sono inoltre state chiuse in molti di questi centri fino a mercoledì.
Governo: “La situazione sta tornando calma”
Secondo il portavoce del governo della Repubblica islamica, Ali Rabiei, la situazione in Iran è "più calma" dopo le proteste del fine settimana. Ci sono ancora "disordini marginali e tra domani e dopodomani non avremo più nessun problema", ha aggiunto in una conferenza stampa dicendo anche che il tasso di partecipazione alle proteste è sceso dell'80% rispetto a ieri e nelle prossime ore l'accesso a internet dovrebbe essere sbloccato nel Paese, dopo le restrizioni imposte negli ultimi giorni.
Centinaia di arresti
Solo nella giornata di domenica risultano oltre mille persone arrestate nelle manifestazioni svolte in oltre cento città iraniane. La Guida suprema Ali Khamenei ha attribuito la responsabilità delle proteste ai "banditi" agli ordini dei nemici della Repubblica islamica, dall'ex casa imperiale dei Pahlavi ai Mojaheddin del Popolo. La Casa Bianca ha condannato "la forza letale e le rigide restrizioni alle comunicazioni" usate in Iran contro i manifestanti.
Iran: sostegno Usa a rivoltosi è un'ingerenza
In una nota il ministero degli Esteri di Teheran ha detto che il "sostegno" espresso dagli Stati Uniti "a un gruppo di rivoltosi" anti-governativi scesi in piazza contro il caro benzina è un'ingerenza negli affari interni della Repubblica islamica. Il comunicato, spiega Teheran, è stato diffuso in risposta alle "dichiarazioni interventiste" del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ai manifestanti aveva detto via Twitter: "Gli Stati Uniti sono con voi". "Il nobile popolo iraniano sa molto bene che affermazioni ipocrite di questo tipo non indicano alcuna sincera partecipazione", ha sostenuto il portavoce del ministero, Abbas Mousavi. "È curioso che il sostegno venga espresso alle stesse persone che sono sotto la pressione del terrorismo economico dell'America", aggiunge la nota.