La Spagna torna al voto nella speranza di trovare una maggioranza

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Daniele Brunetti

Nella foto i cinque leader in corsa durante l’ultimo sondaggio. Da sinistra a destra: Pablo Casado (Pp), Pedro Sanchez (Psoe), Santiago Abascal (Vox), Pablo Iglesias (Podemos) e party Albert Rivera (Ciudadanos) - Getty Images

Dopo l'ultima tornata di 7 mesi fa, che non ha permesso al leader del Psoe, Pedro Sánchez, di dare vita a un nuovo esecutivo, il 10 novembre si tengono di nuovo le elezioni generali per il rinnovo dei due rami del parlamento. I sondaggi, però, prevedono un nuovo stallo

Il 10 novembre 37 milioni di spagnoli tornano al voto per la quarta volta in 4 anni, e a 7 mesi dalle ultime legislative. Lo scorso aprile i socialisti del Psoe si sono aggiudicati il maggior numero di preferenze che però non sono bastate per dare vita a un esecutivo monocolore. Così, dopo mesi di contrattazioni, si è deciso di ricorrere di nuovo alle urne per uscire dallo stallo. Il premier Pedro Sanchez, leader del Psoe e primo ministro del governo ponte di questi mesi, è alla ricerca di una maggioranza più ampia che gli permetta di stringere accordi da una posizione di forza. Ma stando agli ultimi sondaggi, sia lui, che i due possibili schieramenti con i quali stringere un'alleanza, Podemos e Ciudadanos, sono dati in calo, mentre sembra in ascesa lo schieramento di estrema destra Vox. A complicare ulteriormente i piani del leader del partito socialista, che comunque si dovrebbe confermare il più numeroso in parlamento, i dati sulla disoccupazione e l'irrisolta crisi politica e civile in Catalogna.

Possibile un nuovo stallo

Per ottenere la maggioranza, gli schieramenti avranno bisogno di almeno 176 seggi, una soglia che non permetterebbe nemmeno alle forze di centrodestra di dare vita a un governo. I deputati del Partito popolare (Pp), Ciudadanos e Vox, messi insieme, infatti, sarebbero comunque al di sotto della maggioranza assoluta.

Per i sondaggi Sanchez in calo rispetto ad aprile

Se Atene piange, Sparta non ride. Il Psoe, in base agli ultimi sondaggi, in questi mesi non è riuscito nell’impresa di catalizzare il consenso sufficiente per dar vita a un esecutivo da solo. Secondo una rilevazione pubblicata nei giorni scorsi dal quotidiano El Mundo, il partito di Sanchez potrebbe addirittura perdere campo rispetto allo scorso aprile raccogliendo circa il 27,6%. Il secondo schieramento, per il sondaggio, sarà il Partito popolare (Pp) di Pablo Casado al 21,2% (+4,5 punti), seguito da Unidos Podemos di Pablo Iglesias Turrion al 12,6% (-1,7). In caduta libera, invece, Ciudadanos di Albert Rivera al 9,3% (- 6,6), che sembra pagare la sua netta sterzata a destra. Un campo dove invece potrebbe dilagare Vox di Santiago Abascal, che si attesta al 12%. Anche con i sondaggi più positivi per i socialisti, il Psoe potrebbe ottenere al massimo 126 seggi, una soglia che renderebbe poco utile anche i 35-40 seggi di Podemos nel'ottica di un'alleanza di governo tutta a sinistra. Inoltre, le tensioni indipendentiste in Catalogna potrebbero complicare ulteriormente la possibilità di giungere a un accordo con le piccole formazioni nazionaliste, che comunque non potrebbero trovare un accordo con gli schieramenti di destra. Questi ultimi, infatti, sono sostenitori di una linea dura nei confronti dell'indipendentismo.

L'ascesa di Vox

Tra i protagonisti di questa campagna elettorale c'è sicuramente il populista Abascal, che negli ultimi mesi è stato più volte definito dalla stampa iberica "il rappresentante di Salvini in Spagna". Nonostante il suo partito abbia raccolto risultati sotto le aspettative sia alle ultime legislative che alle elezioni europee, molti analisti sostengono che possa essere la vera sorpresa di questa tornata. La sua campagna elettorale si è concentrata sulla difesa della sovranità e dell’identità nazionale in contrapposizione "all'invasione dei migranti", alla quale, per Abascal, va necessariamente posto un freno. In questi mesi il leader di Vox è stato accusato da più parti di propagandare posizioni "xenofobe e intolleranti", tanto che nei giorni scorsi El Pais è arrivato ad attaccarlo con un editoriale molto duro. Secondo il quotidiano spagnolo Abascal è portatore di "un'ideologia incompatibile con i valori costituzionali", e fa "dichiarazioni false e sillogismi fallaci".

L'ultimo dibattito televisivo

Ad innescare la presa di posizione del Pais (che segue una serie di iniziative, tra cui una raccolta di firme, alla quale hanno aderito molti intellettuali per mettere in guardia l'elettorato sull'operato Vox) anche la decisione di far partecipare all'ultimo dibattito televisivo tra i candidati anche Abascal. Prima dello scorso 4 novembre, infatti, il leader dello schieramento di estrema destra non era mai stato invitato. Secondo El Pais "La presenza di una forza come Vox in un dibattito elettorale in cui si è parlato dell'immediato futuro politico della Spagna, così come la naturalezza agghiacciante con cui le argomentazioni xenofobe e intolleranti del suo leader si sono mescolate impunemente con quelle del resto dei partiti, dovrebbe mettere in guardia senza ulteriori ritardi". Oltre alla sicurezza, uno dei temi caldi del dibattito è stato la Catalogna. Durante lo scontro dialettico, Sanchez ha cercato di rafforzare le sue proposte nei confronti dell'indipendentismo catalano, nonostante finora la durezza della protesta secessionista abbia sconfessato la linea dialogante del leader socialista. Nello contrattazioni degli ultimi tempi hanno pesato molto le pene carcerarie fino a 13 anni per nove leader catalani, che sono arrivate lo scorso mese. Intanto il governo spagnolo, per garantire la sicurezza durante le elezioni, dispiegherà forze di polizia supplementari. Oltre agli 8mila uomini della polizia regionale dei Mossos d'Esquadra, infatti, verranno inviati altri 4.500 agenti della polizia nazionale e della guardia civil. La speranza è che i livelli di tensione rimangano al di sotto dei livelli di guardia.

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