Siria, i curdi accusano: usate bombe con fosforo e napalm. La Turchia nega

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Diplomazie internazionali al lavoro. Tesa telefonata Conte-Erdogan: "Inaccettabile operazione militare". Ankara: "Non arretriamo. Trump scrive al presidente turco: "Non fare il duro". E lui butta la lettera nel cestino. I curdi chiedono l'apertura di corridoi umanitari

Mentre l'offensiva militare turca nel nord della Siria è arrivata all'ottavo giorno, da Ankara arriva una prima apertura a una tregua, ma a una condizione molto chiara: "Se la Russia toglie gli elementi (curdi) dell'Ypg dalla regione insieme all'esercito siriano, non ci opporremo", ha affermato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.  La diplomazia internazionale intanto si sta muovendo per cercare un cessate il fuoco (CIVILI IN FUGA: FOTO). Primo appuntamento, quello ad Ankara tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la delegazione Usa di alto livello, guidata dal vicepresidente Mike Pence e dal segretario di Stato Mike Pompeo. Il 22 ottobre, poi, Erdogan vedrà a Mosca anche il presidente russo Vladimir Putin. Oggi, invece, ha avuto un colloquio telefonico con il premier italiano Giuseppe Conte, che ha ribadito la condanna dell'Italia all'azione militare.

Tensione durante telefonata Conte-Erdogan

Una telefonata, quella tra Turchia e Italia, che non è stata priva di tensioni come fa sapere Palazzo Chigi. "Il Presidente - si legge in una nota - ha invitato con forza il leader turco ad interrompere l'incursione militare nel nord est della Siria e a ritirare immediatamente le truppe". Conte ha inoltre "ripetutamente il Presidente Erdogan a svolgere con responsabilità il ruolo geopolitico e di alleato NATO che la Turchia strategicamente detiene, nell'interesse collettivo di stabilizzazione dell'intera regione". 

La lettera di Trump a Erdogan

Ancora più duro e diretto, come è nel suo stile, era stato Trump che, nella lettera indirizzata a Erdogan il 9 ottobre (poco prima dell’offensiva militare turca in Siria), scriveva: “Non fare il duro o lo scemo: lavoriamo a un buon accordo, perché tu non vuoi essere responsabile del massacro di migliaia di persone e io responsabile della distruzione dell'economia turca”. La missiva però, secondo fonti governative di Ankara, sarebbe stata "gettata nella spazzatura" dal presidente turco. Erdogan, però, sembra sordo agli appelli dei leader mondiali: offre un cessate il fuoco solo se "i terroristi se ne andranno dalla zona di sicurezza" che Ankara vuole creare al confine con la Siria. 

L'accusa: usato fosforo e napalm

La situazione sul campo si fa sempre più difficile. Le autorità curde (CHI SONO) nel nord-est della Siria chiedono corridoi umanitari per evacuare i civili dalla città sotto assedio turco di Ras al Ayn, dopo che un ospedale della città è stato colpito lasciando in trappola al suo interno pazienti e personale sanitario. I curdi, attraverso Mustafa Bali, capo della comunicazione delle Forze democratiche siriane (Fds) a guida curda, lanciano inoltre una forte accusa: l'uso di fosforo e naplam. "Sospettiamo che armi non convenzionali vengano usate contro i combattenti" curdi dalla Turchia "nella città assediata di Serekaniye" (Ras al Ayn in arabo). Accuse simili anche in un comunicato delle autorità curdo-siriane, secondo cui le forze turche avrebbero usato "fosforo bianco e napalm" dopo aver riscontrato un'inaspettata resistenza curda, in particolare nella città di Ras al Ayn. Immediata la replica turca: "Tutti sanno che l'esercito turco non ha armi chimiche nel suo inventario. Alcune informazioni ci indicano che" le milizie curde dello "Ypg usano armi chimiche per poi accusare la Turchia", sono state le parole del ministro della Difesa di Ankara.

In fuga da Raqqa

Nelle stesse ore, fonti delle forze armate di Ankara sostengono che "quasi 600" miliziani curdi siano fuggiti dalle zone di Raqqa e Tabqa nel nord della Siria per evitare l'attacco della Turchia e delle milizie sue alleate. Inoltre, sarebbero "più di 40" i combattenti curdi che si sono arresi all'esercito turco dall'inizio dell'offensiva. Le notizie non sono verificabili in modo indipendente sul terreno.

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