Le forze curde hanno annunciato lo stop alle loro operazioni contro l'Isis, mentre le truppe di Assad hanno fatto ingresso nella città di Kobane, bastione curdo nel nord della Siria.
Un cessate il fuoco in cambio della resa. "Se i terroristi se ne vanno dalla zona di sicurezza" che la Turchia vuole creare ai suoi confini con la Siria, "l'operazione Fonte di pace finirà". Recep Tayyip Erdogan formula la sua offerta ai combattenti curdi (CHI SONO I CURDI) e ai leader mondiali che "cercano di mediare". Nessuna trattativa, assicura il presidente, perché "non è mai accaduto nelle storia della Repubblica turca che lo Stato si segga allo stesso tavolo di un'organizzazione terroristica". Ma nel frattempo le forze curde hanno annunciato il congelamento alle loro operazioni contro l'Isis.
Curdi interrompono operazioni anti-Isis
Dopo una settimana di raid e scontri che hanno provocato centinaia di morti e almeno 250 mila sfollati, l'offensiva comincia a segnare il passo. Nella tarda serata arriva la notizia che le forze curde hanno deciso il 'congelamento' delle loro operazioni di contrasto all'Isis. Lo ha annunciato il comandante Mazloum Kobani alla tv Ronahi, che ha dichiarato: "avevamo già sottolineato che la guerra all'Isis non sarbbe più stata una priorità, per quanto ci rigaurda, in caso di attacco turco. Per questo, tutte le nostre operazioni contro l'Isis si sono interrotte".
Blocco vendita armi da Italia a Turchia
Da Washington Trump ribadisce: "Non ho dato alcun via libera a Turchia", mentre Mattarella afferma: "L'Italia condanna l'operazione turca". Intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha firmato l'atto interno alla Farnesina per bloccare le vendite future di armi italiane alla Turchia e per avviare un'istruttoria sui contratti in essere, così come annunciato nell'informativa urgente di ieri al Parlamento.
Erdogan-Pence
Dal punto di vista diplomatico, i prossimi giorni sono cruciali. Erdogan è alla vigilia dell'incontro ad Ankara con il vicepresidente americano Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo. Un incontro teso ancor prima di cominciare. "Il nostro obiettivo - ha spiegato Pompeo - non è rompere le relazioni con la Turchia, che è un membro Nato con cui condividiamo importanti interessi di sicurezza, ma negare ad Ankara la capacità di continuare la sua offensiva in Siria. Erdogan deve fermarla". Trump, intanto, conferma il ritiro delle truppe e prende a modo suo le distanze: "E' un conflitto tra Turchia e Siria, noi non siamo i poliziotti (del mondo, ndr), è tempo di tornare a casa. La Siria può ottenere l'aiuto dalla Russia e va bene: c'è molta sabbia con cui giocare li'...". Per il tycoon, "le sanzioni sono più efficaci per mantenere la stabilità che la presenza delle truppe Usa", e del resto "i curdi non sono degli angeli", anzi "il Pkk è peggio dell'Isis
Erdogan da Putin il 22 ottobre
In ben altro modo è stato accolto da Erdogan l'invito di Vladimir Putin a recarsi in Russia "entro pochi giorni". Ladata ufficiale arrivale arriva in serata: l'incontro si terrà il 22 ottobre. Il Cremlino, che smentisce le voci di un 'trilaterale' aperto al presidente siriano Assad, si delinea sempre più come arbitro del conflitto. Dopo aver schierato la sua polizia militare come forza d'interposizione, Mosca sembra pronta a trattare la fine delle ostilità.
Ankara: neutralizzati 653 terroristi
Intanto il ministero della Difesa di Ankara annuncia che sarebbero 653 i terroristi "neutralizzati" (feriti, catturati o più probabilmente morti) dall'inizio dell'operazione militare della Turchia nel Nord-Est della Siria. I numeri, però, non sono verificabili in modo indipendente sul terreno. Nel frattempo, "violenti scontri" sono in corso in queste ore tra i combattenti curdi appoggiati da forze dell'esercito regolare siriano e i miliziani arabi filo-Ankara nei pressi dell'autostrada strategica M4, che attraversa il nord della Siria da Aleppo alla frontiera irachena, a una trentina di chilometri dalla frontiera turca. Bombardamenti dell'aviazione e dell'artiglieria turca, poi, sono proseguiti a lungo durante la notte su Ras al Ayn, uno dei centri strategici al confine tra Turchia e Siria su cui Ankara ha lanciato la sua offensiva.