Elezioni Israele: Gantz in testa, Netanyahu senza maggioranza

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Secondo i primi dati Gantz sarebbe in testa con 58 seggi sul premier uscente Benyamin Netanyahu, che non avrebbe la maggioranza per formare un nuovo governo. In base agli exit poll di Canale 13, la coalizione di destra conterebbe su 54 seggi alla Knesset

Si sono chiusi alle 21 i seggi in Israele, dove sei milioni di persone sono tornate alle urne sei mesi dopo le ultime elezioni politiche, concluse con uno stallo fra il Likud di Benjamin Netanyahu e il partito centrista Blu-Bianco di Benny Gantz.

I primi exit poll danno Gantz in testa 

Secondo i primi dati Gantz sarebbe in testa su Netanyahu con 58 seggi. Il premier israeliano uscente Benyamin Netanyahu non avrebbe la maggioranza per formare un nuovo governo. In base agli exit poll di Canale 13, la coalizione di destra conterebbe su 54 seggi alla Knesset, quella di centrosinistra guidata da Blu-Bianco di Benny Gantz avrebbe 58 seggi, comunque insufficienti per raggiungere la soglia di 61 su 120. 'Israel Beitenu' del nazionalista laico Avigdor Lieberman si conferma così decisivo per ogni coalizione con i suoi 8/10 seggi. 

Cosa dicevano i sondaggi 

Negli ultimi sondaggi il Likud e Blu Bianco erano apparsi ancora affiancati e relativamente lontani dall'obiettivo di raggiungere la maggioranza parlamentare di 61 seggi. Dopo il voto potrebbe prendere vita un governo di unità nazionale proprio tra Likud e Blu Bianco: Binyamin Gantz durante la campagna elettorale ha più volte manifestato questa intenzione. Ma a una condizione: l’esclusione dall’esecutivo di Netanyahu. Lo scorso aprile il premier uscente non era riuscito a formare un governo dopo che Avigdor Lieberman, ex ministro della Difesa e leader del partito di destra Israel Beytenu, non gli aveva garantito il suo appoggio. Questa tornata elettorale è vista in Israele come un test decisivo per il futuro della carriera politica di Netanyahu, coinvolte tre inchieste giudiziarie per frode, corruzione e abuso di fiducia. Un'eventuale sua esclusione dal nuovo esecutivo potrebbe avviare un progressivo allontanamento dal potere del cinque volte primo ministro.

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