Alla vigilia di un possibile incontro sul nucleare tra Trump e il presidente iraniano Rohani, il segretario di Stato Pompeo accusa Teheran per gli attacchi con droni contro due importanti industrie petroliferi saudite. Previsto un rialzo dei prezzi del greggio
C'è fibrillazione sullo scenario politico internazionale per l'attacco con dei droni a due impianti del colosso petrolifero saudita Aramco, nell'est del Paese. L'offensiva è stata rivendicata dai ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti dall'Iran, che hanno parlato di 10 aerei senza pilota mentre per il ministero dell'Interno di Riad erano soltanto due. Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha accusato l'Iran per gli attacchi: "Teheran è dietro a quasi 100 attacchi contro l'Arabia Saudita mentre Rohani e Zarif fingono di impegnarsi nella diplomazia", ha detto. "Gli Stati Uniti prendano atto che i problemi di questa regione derivano dalla loro presenza nell'area", ha risposto il presidente iraniano Hassan Rohani respingendo le accuse. L'attacco ha dimezzato la produzione petrolifera saudita e, riporta il Financial Times, è previsto un aumento del prezzo del petrolio la cui produzione resterà ferma per due settimane. Secondo analisti come quelli di Bloomberg, potrebbe esserci un rialzo del 10% a fronte di una riduzione dell'offerta del 5%.
Dimezzata la produzione di petrolio, Opec potrebbe aiutare
Riad ha fermato temporaneamente la produzione nelle due raffinerie saudite della Aramco, interrompendo circa metà della produzione totale della società, come ha reso noto il ministero dell'energia saudita. La decisione, ha aggiunto, porterà allo stop di circa 5,7 milioni di barili al giorno, pari al 50% della produzione complessiva. Si tratta di una perdita di circa cinque milioni di barili al giorno, circa il 5% della produzione giornaliera mondiale. Il regno produce 9,8 milioni di barili di petrolio al giorno. A scongiurare almeno parzialmente le turbolenze sui mercati, riporta ancora il Financial Times, potrebbe arrivare in soccorso l'Opec, che su richiesta dell'Arabia Saudita potrebbe coprire la mancata produzione delle due raffinerie attaccate.
Pompeo accusa l'Iran
"L'Iran ha lanciato ora un attacco senza precedenti alle forniture energetiche mondiali", ha detto ancora Pompeo, esortando "tutte le nazioni a condannare pubblicamente e inequivocabilmente gli attacchi dell'Iran" e assicurando che "gli Usa lavoreranno con i loro partner e alleati per garantire che i mercati energetici restino ben forniti e che l'Iran risponda per la sua aggressione". Secondo Pompeo "non c'è alcuna prova" invece "che gli attacchi siano arrivati dallo Yemen". Quasi contemporaneamente, Trump telefonava al principe ereditario saudita Mohammad bin Salman "per offrire il suo sostegno all'autodifesa dell'Arabia Saudita" e "condannare fortemente l'attacco a importanti infrastrutture energetiche", come ha fatto sapere la Casa Bianca.
Incendi dopo gli attacchi
A causa dell'attacco giganteschi incendi si sono sprigionati quando gli ordigni sganciati dai velivoli senza pilota - una decina secondo la rivendicazione degli stessi Houthi - si sono abbattuti nelle prime ore di sabato sulla raffineria di Abqaiq, la più grande del mondo, e sul giacimento di Khurais. La prima con una capacità di raffinazione di 7 milioni di barili al giorno, il secondo con estrazioni di 1 milione di barili al giorno. Secondo le autorità saudite le fiamme sono ora sotto controllo e la televisione Al Arabiya ha detto che non si registrano vittime. Un tentativo di Al Qaida di colpire la raffineria di Abqaiq con attentatori suicidi era stato sventato dalle forze di sicurezza saudite nel 2006.