Brexit, altro no del Parlamento a elezioni anticipate. Westminster chiude per 5 settimane

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La Camera dei Comuni ha respinto nuovamente la richiesta del premier Boris Johnson di andare al voto in ottobre. Come previsto dalla controversa decisione del primo ministro, entra in vigore lo stop ai lavori dell'aula fino al 14 ottobre

Regna ancora l’incertezza sul travagliato percorso che dovrebbe portare alla Brexit. Come previsto, il Parlamento britannico ha respinto per la seconda volta – con un voto avvenuto in nottata - la mozione voluta dal premier Boris Johnson per andare a elezioni anticipate il 15 ottobre. La Camera dei Comuni l'ha bocciata con 293 sì contro 46 no e numerosi astenuti (la settimana scorsa c'erano stati 298 sì e 56 no). E Westminster, come voluto da una controversa decisione di Johnson, chiude ora i battenti per cinque settimane, fino al 14 ottobre. La sospensione lascia il Regno Unito nell’impasse, ma la bocciatura della mozione per andare a nuove elezioni è un successo per le opposizioni, che volevano prima far passare il 31 ottobre, giorno previsto dell’uscita del Regno Unito dall’Ue, per scongiurare il No Deal. A tutto questo si aggiungono le dimissioni dello speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, annunciate in Aula in aperta polemica con il premier (DA NO DEAL A BACKSTOP, LE PAROLE DELLA BREXIT).

Johnson: negozierò con l’Ue ma nessun rinvio oltre il 31 ottobre

L’obiettivo di Johnson di indire nuove elezioni è quindi rinviato ormai almeno a novembre, come il premier ammette. Il premier ha reagito alla sconfitta in Parlamento accusando gli oppositori di volersi sottrarre al giudizio "del popolo sovrano" per "paura" di perdere, e avvisandoli di non potere sfuggire a lungo alla resa dei conti. Johnson ha quindi ribadito l'impegno a cercare un nuovo accordo di divorzio con Bruxelles entro il Consiglio Europeo del mese prossimo, ma senza alcuna disponibilità a cercare alcuna proroga oltre il 31 ottobre. La data resta infatti per il premier invalicabile, nonostante l’entrata in vigore definitiva della legge anti-no deal approvata per obbligarlo a quel rinvio che egli continua a escludere.

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