Non si è fatto abbastanza per farmarla. La Corte di Lussemburgo condanna l'Italia. "Non è stato garantito il monitoraggio delle piante infette". Per il batterio Xylella fastidiosa non c'è cura. Intanto gli abbattimenti continuano
Si è fatto troppo poco e lo si è fatto troppo tardi. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per la gestione della Xylella fastidiosa, il batterio che da anni sta causando seri danni alle coltivazioni di olivi, specialmente in Puglia. Con la condanna, la Corte accoglie un ricorso della Commissione Europea che accusava l’Italia di non avere fatto abbastanza per contenere la diffusione del batterio. Secondo la Corte, l’Italia non ha rispettato le direttive della Commissione Europea sulla gestione della Xylella, che imponevano la rimozione di tutte le piante infette ma anche di tutte le piante in assoluto nel raggio di 100 metri da quelle colpite dal batterio. Secondo il ricorso della Commissione, gli inadempimenti delle autorità italiane avevano favorito la diffusione dell'organismo, che è ancora un grosso problema in molte parti della Puglia. L’Italia sarà costretta a pagare le spese processuali e ad adottare le misure previste dalla Commissione.
I danni del batterio
La Xylella fastidiosa è un batterio patogeno da quarantena che può colonizzare oltre 500 specie di piante diverse. E' nota agli esperti per i danni da centinaia di milioni che provoca ogni anno nei vigneti della California e negli agrumeti del Sud America. Fu scoperto quando i ricercatori notarono in alcuni esemplari un “disseccamento rapido dell’olivo” (OQDS), una malattia che porta la pianta a non produrre più olive e a morire in poco tempo. Da allora, nuovi focolai di diverse sottospecie del batterio sono stati scoperti in Corsica e Costa Azzurra, in Spagna (più precisamente nelle Baleari, a Valencia e a Madrid), in Portogallo ma anche in Italia ben più lontano dalla Puglia, nella zona del Monte Argentario, in Toscana. Per un albero infettato dalla Xylella non c’è cura. In Puglia fu consigliata la distruzione di tutti gli olivi malati per evitare pericolose contaminazioni.
Polemiche e inchieste infondate
Nel 2015 ci furono grandi proteste, da parte di coltivatori e associazioni, contrari alla distruzione degli ulivi in alcuni casi secolari. Non sono mancati nemmeno qui le ipotesi negazioniste. Intervenne persino la magistratura, con un'inchiesta molto discussa che tra le altre cose ipotizzò che fossero stati gli stessi ricercatori a diffondere il batterio. Questa ipotesi, giudicata da molti del tutto infondata, è stata definitivamente esclusa con l’archiviazione dell’inchiesta. Nel maggio 2019 l'Italia ha adottato un decreto per accelerare l'applicazione delle misure di quarantena e sostenere il settore oleicolo della Puglia con un piano da 150 milioni di euro per il 2020 e 2021. Nel giugno scorso, esperti della Commissione europea hanno compiuto un'ispezione in Puglia e Toscana. Il rapporto finale è in corso di stesura. Secondo gli ultimi aggiornamenti, per quanto riguarda la situazione in Puglia le attività di indagine 2018-2019 svolte nell'area delimitata sono state concluse nel maggio 2019, rilevando 165 piante infette nella fascia di 20 km e nessuna pianta infetta nella zona cuscinetto. Le attività di abbattimento sono ancora in corso.