Proteste Hong Kong, studente adolescente in coma. Pechino: "Possiamo proclamare emergenza"

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Testimoni riportano il grave ferimento di un giovane durante una collutazione con la polizia, il video viene postato su Twitter. E la Cina ricorda la legge che permette di intervenire "a causa di turbolenze che mettono in pericolo la sicurezza nazionale"

A Hong Kong uno studente adolescente è caduto in coma a causa di gravi lesioni riportate durante uno scontro con la polizia a margine di una manifestazione di protesta (I MOTIVI DIETRO LE PROTESTE). In alcune immagini, che hanno fatto rapidamente il giro del mondo, si vede il ragazzino esanime mentre viene trascinato dagli agenti della polizia in tenuta antisommossa. Pechino ha reagito con durezza, chiarendo ai gruppi di protesta di avere il potere di dichiarare unilateralmente lo stato di emergenza per placare i disordini nel Paese. 

Condizioni di salute del ragazzo tenute nascoste

Non è chiaro quali siano le reali condizioni di salute del ragazzo ferito, ricoverato in coma all'ospedale di Hong Kong. Secondo fonti di Freedom Hong Kong, che ha postato il video sul proprio account Twitter, il giovane sarebbe migliorato. C'è incertezza anche sull'età: secondo alcuni utenti social avrebbe 13 anni, secondo altri 21. Anche l'identità non è stata resa nota.

Pechino: "Abbiamo potere di dichiarare emergenza"

Una portavoce dell'Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato, ha infatti citato la legge fondamentale che regola il rapporto tra Pechino e l'ex colonia britannica. In base all'articolo 18, l'organo di vertice del parlamento cinese, il Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, può dichiarare lo stato di emergenza "a causa di turbolenze" che "mettono in pericolo l'unita' o la sicurezza nazionale e che vanno al di là del controllo della Regione" amministrativa speciale.

Pechino: "Non rimarremo a guardare"

Il governo "non rimarrà a guardare", ha commentato la portavoce, e "non permetterà che la situazione a Hong Kong continui senza sosta". Pensare che l'intervento dell'esercito possa cambiare il modello "un Paese, due Sistemi", con cui Pechino si rapporta a Hong Kong dopo il ritorno dell'ex colonia alla Cina, ha aggiunto, è "assolutamente sbagliato".

Le dimissioni smentite di Carrie Lam

La portavoce ha confermato anche oggi il sostegno al governo locale, ma ha confermato che la priorità è ristabilire l'ordine. Sono ore di imbarazzo per la leader Carrie Lam, che in un video ripreso durante una riunione a porte chiuse e finito nelle mani della Reuters, ha ammesso che se potesse si dimetterebbe. La leader ha smentito di avere mai avuto l'intenzione di discutere le proprie dimissioni con il governo centrale.

Quattro mesi di proteste

Sono passati quasi quattro mesi dalla prima marcia che ha portato per le strade un milione di persone, senza episodi mortali finora. Oltre 1.100 persone sono state arrestate per disordini e la situazione rimane un nodo sempre più intricato
da sciogliere per Pechino, che considera le rivolte alla stregua del "terrorismo". 

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