Brexit, in Parlamento si vota sulla legge anti no-deal. Johnson perde la maggioranza

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Un conservatore è passato ai LibDem, ma il cambiamento non comporta l'automatica caduta del governo. In aula è prevista la sfida sulla mozione che mira a sottrarre il controllo del calendario all'esecutivo e votare il provvedimento contro l'uscita dall'Ue senza accordo

Nel giorno della riapertura del Parlamento britannico dopo la pausa estiva, con la resa dei conti sulla Brexit fra Boris Johnson e i suoi contestatori in agenda, il premier ha perso la maggioranza assoluta numerica che lo sosteneva alla Camera dei Comuni. La coalizione Tory-Dup, la cui maggioranza si era ridotta nei mesi scorsi a un solo seggio, è stata infatti abbandonata dall'ex sottosegretario Philip Lee, un oppositore della Brexit, che è passato al gruppo di opposizione dei Liberaldemocratici. Il cambiamento non comporta comunque l'automatica caduta del governo, salvo un voto di sfiducia dell'aula. Prima della minacciata sospensione delle prossime settimane, in agenda oggi, 3 settembre, c’è la sfida sulla mozione che mira a sottrarre il controllo del calendario al governo e a mettere ai voti tra oggi e domani la legge anti-no deal promossa dai partiti di opposizione e da un gruppo di ribelli Tory moderati. E sullo sfondo resta l'opzione del ritorno al voto.

L'impatto sui mercati

Intanto il caos sulla Brexit influenza i mercati: crolla la sterlina che precipita nei confronti del dollaro a 1,1959. Si tratta del livello più basso da ottobre 2016. Dal referendum sulla Brexit nel giugno 2016, la sterlina ha perso il 20% del suo valore nei confronti della valuta statunitense. (DA NO DEAL A BACKSTOP: IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE DELLA BREXIT). 

Nessuna proroga da parte di Johnson

L’obiettivo chiaro della mozione è quello di obbligare l'esecutivo a chiedere a Bruxelles un nuovo rinvio di tre mesi dell'uscita dall'Ue alla scadenza del 31 ottobre in mancanza di un accordo di divorzio. Johnson ha comunque ribadito alla vigilia del voto di non essere disposto a negoziare alcuna ulteriore proroga, anche se gli oppositori sembrano poter avere i numeri per far passare la legge.

Johnson: "Legge anti-no deal distruggerà il negoziato"

Johnson ha tenuto il primo statement dopo la pausa estiva, sfidando la Camera dei Comuni: ha ribadito di volere "attuare la Brexit il 31 ottobre", ha contestato la legge anti-no deal che gli oppositori intendono presentare come un simbolo "della resa di Jeremy Corbyn" di fronte a Bruxelles e avverte che non l'accetterà "mai". Johnson ripete di non essere disposto a chiedere alcun ulteriore rinvio all'Ue e sostiene che l'eventuale approvazione del testo anti-no deal "distruggerebbe" ogni tentativo di riaprire il negoziato sul backstop con i 27.

Corbyn: "Johnson attacca la democrazia per imporre il no deal"

Dura la replica di Corbyn allo statement di Johnson: il leader laburista accusa il premier di "attaccare la nostra democrazia" per cercare di portare la Gran Bretagna verso "una sconsiderata Brexit no deal" e lo irride sui progressi che rivendica nello sforzo di riaprire il negoziato con l'Ue. "Questo non è più solo il governo del caos, è anche il governo della codardia", tuona il laburista, sfidando Johnson a rispettare "lo stato di diritto" e ad accettare la legge anti-no deal se la Camera l'approverà.

Cosa succede se passa la legge anti no-deal

Dovesse passare la legge contro il no-deal, Boris Johnson, dopo aver minacciato di espellere dal gruppo parlamentare conservatore tutti i deputati ribelli, ha già fatto sapere di essere disposto a presentare una mozione di scioglimento della Camera dei Comuni per indire elezioni anticipate a metà ottobre, si parla del 14: mozione che andrebbe peraltro sostenuta da due terzi dell'aula. Intanto, la minaccia di esclusione da possibili elezioni anticipate non sembra intimidire i deputati Tory ribelli, decisi a unirsi al Labour e alle altre forze di opposizione contro la linea del premier Boris Johnson sulla legge anti-no deal. In prima fila, fra i contestatori, restano Philip Hammond, ex cancelliere dello Scacchiere di Theresa May, e l’altra Tory dissidente, l'ex ministra Justine Greening.

Corbyn: "La priorità è fermare il no-deal"

Intanto, nelle ore che precedono il voto i laburisti britannici fanno sapere che "vogliono le elezioni come tutti gli altri partiti" di opposizione, ma "la priorità ora è fermare un'uscita senz'accordo, ovvero il no-deal, dall'Ue al 31 ottobre". Si punta dunque a contrastare la linea sulla Brexit di Boris Johnson. Durante il meeting alla Camera dei Comuni le varie forze (laburisti, liberaldemocratici, indipendentisti scozzesi e gallesi, verdi e centristi) si sono coordinati per garantire il sostegno alla legge anti-no deal che gli oppositori di Johnson si propongono di mettere in agenda oggi, 3 settembre, con un voto serale e di approvare poi domani alla Camera bassa attraverso una procedura sprint. Corbyn, come altri partecipanti, s'è detto fiducioso di avere i numeri per farla passare, con l'aiuto d'un gruppo di ribelli Tory.

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