Brexit, Hugh Grant contro Boris Johnson: "Sei un giocattolo di gomma"

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(archivio Getty Images)

L'attore, in un messaggio su Twitter, si è scagliato contro il primo ministro dopo la sospensione del Parlamento britannico

Il protagonista di tante commedie leggere ci va giù pesante con Boris Johnson. Hugh Grant ha definito il premier britannico "un giocattolo di gomma", che non riuscirà a rubare (ma l'attore usa toni molto più pesanti) il futuro dei suoi figli. Il messaggio, pubblicato su Twitter, è stato seguito dal rilancio di cinguettii in cui commentatori e giornalisti si schierano contro la decisione di sospendere il parlamento britannico da inizio settembre fino al 14 ottobre (DA NO DEAL A BACKSTOP: IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE DELLA BREXIT).

Le accuse di Hugh Grant

I toni di Hugh Grant sono molto netti. L'attore ha usato insulti diretti e un vocabolario scurrile per manifestare tutto il suo disprezzo nei confronti di Johnson. Nel messaggio Grant scrive: "Non distruggerai le libertà per le quali mio nonno ha combattuto due guerre mondiali". Poi partono gli insulti personali, con un "vaffa" rivolto al primo ministro, definito un "giocattolo di gomma da bagno, troppo pubblicizzato". Grant ne ha anche per l'entourage di Johnson, anche in questo caso senza perdersi in perifrasi.

I rilanci su Twitter

Oltre a scrivere di proprio pugno, l'attore ha retweettato i cinguettii di politici e commentatori critici nei confronti della sospensione del Parlamento. Tra i messaggi diffusi da Grant sulla bacheca dei suoi 412mila follower, c'è un estratto del Financial Times, che sottolinea come la Costituzione britannica si fondi su "convenzioni" che "un leader senza scrupoli potrebbe calpestare". Un'eventualità che "non si è mai verificata, fino a ora", scrive il giornale. Tra i tweet apprezzati dall'attore c'è quello del giornalista Tim Walker, che nota come Margaret Thatcher "sarebbe disgustata" dall'atteggiamento di Boris Johnson. Mentre Howard Dean, presidente del Partito Democratico Usa dal 2005 al 2009, ha scritto che "oggi la Gran Bretagna è più vicina al fascismo di quanto non lo siano gli Stati Uniti". Un'affermazione forte soprattutto se si considera che non arriva certo da un sostenitore di Trump.

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