Huawei, monito Cina a multinazionali hi-tech: "Conseguenze per chi si adegua al bando Usa”

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Il governo di Pechino ha convocato i giganti della tecnologia lanciando un messaggio: se seguiranno i diktat di Trump, ci saranno conseguenze. Intanto, Google sta facendo pressioni sull’amministrazione perché rimuova il bando per “rischi alla sicurezza nazionale”

La Cina ha avvertito i giganti hi-tech: se si adegueranno ai diktat dell'amministrazione Trump su Huawei, ci saranno rappresaglie. La società è nel mirino di Washington ormai da mesi sia sul piano della sicurezza che su quello della sfida tecnologica ed economica. Per difenderla, il governo cinese ha convocato i vertici delle aziende tecnologiche, lanciando loro il proprio monito. Stando al New York Times, erano presenti anche Dell, Microsoft e Samsung. "L'iniziativa del governo americano - è stato detto loro - ha devastato la catena di rifornimento globale nel momento in cui ha isolato le aziende cinesi dalla tecnologia americana. Chi si è adeguato, subirà delle conseguenze". Intanto, Google sta facendo pressioni su Trump affinchè rimuova il bando contro Huawei.

Le mosse di Google

Come riporta il Financial Times, la società di Mountain View vuole spingere l’amministrazione Usa a fare un passo indietro a causa dei rischi per la sicurezza nazionale: un nuovo sistema operativo sviluppato dai cinesi su un fork Android potrebbe rendere gli smartphone meno sicuri e più suscettibili di essere hackerati, anche dalla Cina. Con il bando, Huawei si troverebbe infatti obbligata a realizzare un proprio sistema operativo che escluderebbe i servizi Google. Tra questi, anche Google Play Protect, che controlla le potenziali minacce tra tutte le app. In questo caso, dunque, sarebbe Huawei stessa ad occuparsi della sicurezza del telefono, con i relativi rischi di interferenze.  Per questo, Google avrebbe discusso con il Dipartimento del commercio la possibilità di rimuovere Huawei dalla “lista nera” (che impedirà all'azienda di comprare prodotti Usa una volta scaduta una licenza temporanea di 90 giorni). Google avrebbe chiesto un'ulteriore proroga della licenza, oppure di essere esonerata in toto dal divieto. Stessa richiesta sarebbe stata avanzata dai produttori di chip americani come Qualcomm.

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