Dazi contro il Messico, Trump: nessun bluff se non blocca i migranti

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(Foto: Getty Images)

Il presidente Usa ha ribadito la volontà di applicare tariffe al Paese confinante. Una misura che però, spiega il Washington Post, non piace ai senatori del Grand Old Party. La Camera intanto ha approvato una legge che protegge dall'espulsione circa 2 milioni di dreamer

"Nessun bluff" sui dazi al Messico - che dovrebbero scattare il 10 giugno - finché il Paese non ferma il flusso di clandestini verso gli Usa. Lo ha ribadito Donald Trump in un tweet, rispondendo al leader dem al Senato, Chuck Schumer, secondo cui il presidente Usa "ha l'abitudine di parlare duro e poi fare marcia indietro". Intanto la Camera, controllata dall’opposizione democratica, ha approvato una legge che protegge dall'espulsione circa due milioni di dreamer, gli immigrati arrivati in Usa da adolescenti al seguito di genitori clandestini, prevedendo una via per la cittadinanza americana. Tuttavia il provvedimento non ha possibilità di passare al Senato, controllato dai repubblicani.

I repubblicani contro i dazi

Trump ha risposto duramente a Schumer, definendolo “ripugnante. Preferirebbe che il Paese fallisse con droga e immigrazione piuttosto di dare una vittoria ai repubblicani. Ma al Messico ha dato un cattivo consiglio, nessun bluff!", ha scritto il tycoon. Tuttavia, secondo fonti del Washington Post, sta crescendo la fronda repubblicana contraria ai dazi contro il Messico: durante un incontro diversi senatori avrebbero parlato in modo negativo delle tariffe, mentre nessuno si sarebbe schierato a favore della misura. "Non c'è molto sostegno tra i miei per le tariffe", ha ammesso anche il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell.

Il nodo del muro

La minaccia del presidente Usa di dazi sull'export del Messico è strettamente legata alla questione del muro tra gli Stati Uniti e il Paese confinante. Il primo annuncio delle tariffe è arrivato dopo che un tribunale ha bocciato la richiesta dell'amministrazione Trump di avviare i lavori di costruzione del muro a El Paso, in Texas, e a Yuma, in Arizona. Ieri però sempre sul muro, il tycoon ha incassato una vittoria nella battaglia legale contro il Congresso: un giudice federale ha respinto la causa dei democratici della Camera contro il dirottamento di oltre 6 miliardi di fondi dal Pentagono per costruire la barriera al confine sud, bypassando il Congresso con un ordine esecutivo che proclama un’emergenza nazionale.

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