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Danimarca al voto per eleggere il nuovo Parlamento

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Lars Løkke Rasmussen e Mette Frederiksen, leader rispettivamente della coalizione di centrodestra e di quella di centrosinistra (Getty Images)

I sondaggi danno in vantaggio la coalizione di centrosinistra capeggiata dall’ex ministro Mette Frederiksen, che dovrebbe battere il leader uscente Rasmussen anche grazie a una serie di proposte restrittive per quanto riguarda l’immigrazione

In Danimarca il 5 giugno gli elettori sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo Parlamento. Le elezioni si tengono a quattro anni di distanza dalle ultime ed arrivano al termine di una legislatura nella quale ha governato il centrodestra con l’appoggio del Dansk Folkeparti (DF), un partito populista di estrema destra (il significato del nome è 'Partito del popolo danese'). La campagna elettorale di questi mesi è stata incentrata da quasi tutti gli schieramenti sul tema dell’immigrazione, soprattutto in relazione all’impatto che flussi incontrollati possano avere sul generoso stato sociale danese. A tal proposito, secondo diversi analisti, proprio l’approccio a questa tematica potrebbe garantire la vittoria alla coalizione di centrosinistra, guidata dal Partito socialdemocratico di Mette Frederiksen, che negli ultimi tempi ha cominciato ad appoggiare, sia dialetticamente che con le votazioni in Parlamento, politiche molto restrittive nei confronti dei migranti.

Per i sondaggi in vantaggio il centrosinistra

Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, i socialdemocratici (Sd) dovrebbero riuscire ad ottenere circa il 27% dei voti che, sommati a quelli degli altri partiti della coalizione, sfonderebbero quota 55%. Quasi il doppio rispetto alla coalizione di centrodestra che ha governato negli ultimi 4 anni sotto la guida di Lars Løkke Rasmussen. Il suo partito, l’Alleanza Liberale, al momento è accreditata al 18%, mentre Dansk Folkeparti è all’11%. Se questa previsione si dovesse avverare, il partito di estrema destra vedrebbe dimezzati i propri voti rispetto al 2015. Tendenza che sembrerebbe essere confermata anche dallo scarso risultato elettorale raccolto dal DF alle ultime elezioni europee, nelle quali però i liberali del premier uscente Rasmussen sono riusciti a strappare il titolo di partito più votato ai socialdemocratici.

Politiche anti immigrazione

Durante la campagna elettorale sia l’Alleanza Liberale di Rasmussen che i socialdemocratici di Frederiksen hanno promesso misure restrittive in tema di immigrazione, sostenendo che interventi del genere siano necessari per garantire la sostenibilità del sistema di welfare danese. Per entrambi gli schieramenti, che secondo il Financial Times si  sono progressivamente appiattiti sulla linea di partiti di estrema destra come il Dansk Folkeparti, è doveroso controllare i flussi per impedire un aumento eccessivo della platea di coloro che ha diritto a forme di assistenzialismo statale. A tal proposito, durante l’ultima legislatura sono passate diverse leggi - fortemente criticate dagli attivisti danesi per i diritti umani e dall'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati - grazie a i voti non solo del DF, l'alleato chiave del governo di minoranza di Rasmussen, ma anche a quelli dei socialdemocratici.

"Non sei una persona cattiva solo perché sei preoccupata per l'immigrazione"

Dopo decenni di posizioni liberali sull'immigrazione, i socialdemocratici hanno messo in pratica una vera e propria 'inversione ad u' che, stando ai sondaggi, potrebbe dare i suoi frutti. Durante la campagna elettorale Mette Frederiksen ha ripetutamente respinto le critiche alla nuova linea del partito, spiegando che si tratta di approccio inevitabile al problema. Anche perché, come ha dichiarato nelle scorse settimane, "non sei una persona cattiva solo perché sei preoccupata per l'immigrazione". Un altro tema su cui ha puntato forte la 41enne leader dei socialdemocratici, che in passato ha già ricoperto l’incarico di ministro del Lavoro e di ministro della Giustizia, è l’aumento della spesa pubblica. Una proposta che risponde al timore di molti elettori, secondo i quali negli ultimi anni lo stato sociale è stato progressivamente eroso. Nello specifico Frederiksen ha promesso che nella porssima legislatura, in caso di vittoria, aumenterà dello 0,8% all’anno i fondi destinati al welfare. Risorse che la leader del centrosinistra conta di reperire facendo pagare tasse più alte ad imprese e ricchi.

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