L'Ong tedesca si rivolge agli Stati europei: "Il tempo peggiora e le persone salvate devono sopportare condizioni insostenibili". Nel diario di bordo si legge: “Quinto giorno sulla Alan Kurdi. Speriamo che le menti politiche si rasserenino per proteggere la vita umana”
La ong tedesca Sea Eye lancia un appello a consentire lo sbarco dei 64 migranti che si trovano da cinque giorni a bordo della sua nave Alan Kurdi, al largo di Malta dopo il rifiuto delle autorità italiane all'ingresso nelle acque territoriali. "Le scorte di cibo e acqua si esauriranno a breve e la situazione medica potrebbe deteriorarsi rapidamente una volta che la tempesta prevista arriverà", afferma l'ong. "Esortiamo pertanto gli Stati membri europei ad agire in nome dell'umanità e nel rispetto dei diritti umani". Sea Eye spiega che "siamo diventati dipendenti dai negoziati tra gli Stati membri dell'Unione europea e ciò rappresenta una inaccettabile distorsione e violazione del diritto applicabile alle operazioni Sar". Precedentemente Sea Eye si era rivolta a Malta via Twitter: "Il tempo sta peggiorando, preghiamo Mr. Joseph Muscat di aiutare l'Alan Kurdi. "Quinto giorno sulla Alan Kurdi – si legge in un passaggio del diario di bordo su Twitter - Speriamo che le menti politiche si rasserenino rapidamente per fare ciò che è umano: proteggere la vita umana".
"Condizioni insostenibili per le persone a bordo"
Per l'Ong, a causa del ritardo nello sbarco, "le persone salvate devono sopportare condizioni insostenibili. Parte di loro deve dormire all'aperto sul ponte della nave ed è esposta al vento, alle onde e al freddo. Si avvicina una tempesta che metterà in grave pericolo le persone a bordo. La maggior parte delle persone soccorse è in condizioni fisiche fragili dopo la fuga e le condizioni estreme nei campi di detenzione libici", sottolinea Sea Eye.
Sea Eye: "Secondo l'Italia siamo una minaccia per la pace"
Carlotta Weibl, portavoce di Sea Eye, intervenendo all'assemblea nazionale dell'ong Mediterranea a Roma, ha mostrato una mail del soccorso marittimo italiano, inviata "quando siamo giunti a largo di Lampedusa, qualche giorno fa", in cui "si diceva che non potevamo entrare nelle acque territoriali in quanto la Alan Kurdi avrebbe rappresentato 'una minaccia per la pace, il buon ordine o la sicurezza dello stato costiero'".
Sea Eye: "L'Italia ha violato il principio di unità familiare"
La portavoce di Sea Eye ha poi spiegato che "dopo una trattativa con i Paesi europei e il ministero degli esteri tedesco (la nave Alan Kurdi batte bandiera tedesca, ndr), l'Italia ha raggiunto un accordo sull'evacuazione di due famiglie ma - ha aggiunto Weibl - insistendo sulla separazione delle famiglie, l'Italia ha violato il principio di unità familiare sancito dall'art. 8 della convenzione europea dei diritti dell'uomo e di tutti i trattati e le costituzioni nazionali".
In mare da 5 giorni
La nave della ong si trova al largo di Malta, dopo aver soccorso, lo scorso 3 aprile, 64 migranti vicino alla Libia. Si è diretta verso Malta - anche se l'approdo a La Valletta rimane ancora incerto - dopo che l'Italia non ha concesso l’approdo a Lampedusa: il governo aveva dato il via libera solo per lo sbarco di due bambini di 1 e 6 anni, delle rispettive madri e, successivamente, anche di una donna incinta, ma la Ong ha preferito non separare le famiglie. A questa situazione sono seguite le polemiche tra la Sea Eye e il ministro dell’Interno Matteo Salvini: la ong ha accusato Salvini di “umiliare i naufraghi” e lui ha risposto esultando su Twitter per il loro dietrofront verso Malta.