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Libia, truppe Haftar alle porte di Tripoli. Il generale: "Non mi fermo"

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Le forze del generale libico a 25 km dalla capitale, preso anche l'aeroporto. Preoccupata la comunità internazionale: dichiarazione congiunta di Francia, Italia, EAU, Gran Bretagna e Usa. In serata Consiglio Sicurezza Onu. Mosca: non si arrivi a uso della forza

A una decina di giorni dalla Conferenza Onu per risolvere la crisi in Libia, il generale Khalifa Haftar parte alla conquista di Tripoli. Le sue truppe sono ormai a circa 25 km dal centro della capitale, hanno conquistato anche l'aeroporto e combattono contro le brigate di Zawiya. Per respingere Haftar, la nuova coalizione di milizie "Regione occidentale" ha lanciato l'operazione "Wadi Doum 2". Vista la situazione, la preoccupazione per la situazione in Libia (UN PAESE SPACCATO IN DUE) è forte e la conferenza nazionale in programma a Ghadames dal 14 al 16 aprile è a rischio. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres è volato a Bengasi per incontrare Haftar, il quale però avrebbe ribadito di voler andare avanti "finché il terrorismo non sarà eliminato". Intanto i governi di Francia, Italia, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna e Usa si sono detti “profondamente preoccupati per i combattimenti nei pressi di Garian" e - in una dichiarazione congiunta - hanno esortato "tutte le parti a ridurre le tensioni che ostacolano le prospettive di una mediazione politica dell'Onu”. Anche Mosca spera che non si arrivi all'uso della forza: il Cremlino ha ribadito di non sostenere l'offensiva dell'Esercito nazionale libico di Haftar. Per oggi, intanto, è stato convocato un incontro del Consiglio di sicurezza Onu che si tiene in serata.

Truppe Haftar vicino a Tripoli

Le forze del generale Khalifa Haftar sono entrate nell'aeroporto internazionale di Tripoli, a circa 25 km in linea d'aria dal centro della città e chiuso dal 2014. Secondo alcune fonti, "la zona da Tarhouna fino all'aeroporto è stata tutta messa in sicurezza". Nel pomeriggio sono stati segnalati scontri nella zona. Gli uomini di Haftar hanno annunciato anche di aver preso il "controllo di Qasr Bin Ghashir, Wadi el Rabie e Souq al-Khamis" (o Sog Al-Khmies). In precedenza un giornalista dell'Afp aveva fatto sapere che le forze che fanno capo al generale Haftar avevano preso posizione in un posto di blocco a 27 chilometri da Tripoli. Più tardi le brigate di Zawiya - che hanno dichiarato "guerra" contro le forze di Haftar - hanno fatto sapere di aver ripreso il controllo del checkpoint e di aver catturato oltre cento soldati fedeli al maresciallo Haftar. Intanto, il governo di unità libico di Fayez al Serraj ha dichiarato lo stato d'allerta militare e ha mobilitato le forze armate dopo che Haftar ha ordinato ai gruppi armati dell'Est del Paese di marciare verso la capitale libica. Secondo un'emittente libica, negli scontri a sud di Tripoli le forze che appoggiano il premier Fayez al-Sarraj hanno usato anche l'aviazione contro l'esercito nazionale libico di cui Haftar é comandante generale.

Haftar a Guterres: vado avanti

Per cercare di risolvere la situazione, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres è volato a Bengasi per incontrare Khalifa Haftar. Ma, secondo Al Arabiya, Haftar nel corso dell'incontro "ha informato" il segretario generale dell'Onu che "l'operazione verso Tripoli continuerà finché il terrorismo non sarà eliminato". In mattinata Guterres aveva scritto su Twitter: "Il mio obiettivo resta lo stesso: evitare un confronto militare. Ribadisco che non c'è una soluzione militare alla crisi libica, solo una soluzione politica".

Preoccupata la comunità internazionale

Il riaprirsi della crisi libica preoccupa tutta la comunità internazionale, che ha lanciato un appello congiunto per un'immediata de-escalation in Libia, mentre Londra ha chiesto un incontro urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. “I governi di Francia, Italia, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna e Stati Uniti sono profondamente preoccupati per i combattimenti", si legge in una dichiarazione congiunta. “In questo delicato momento della transizione della Libia, atteggiamenti militari e minacce di azioni unilaterali rischiano solo di spingere la Libia indietro nel caos”, si aggiunge nella dichiarazione dei cinque Paesi. E ancora: "Crediamo fortemente che non ci sia una soluzione militare del conflitto in Libia. I nostri governi si oppongono a qualsiasi azione militare" e "considereranno responsabile qualsiasi fazione che fa precipitare ulteriormente il conflitto civile". Si unisce alla preoccupazione anche la Commissione europea che, tramite un portavoce, sottolinea: "Chiediamo a tutte le parti di allentare la tensione e cessare tutte le provocazioni". "In Libia dobbiamo evitare il caos e una nuova crisi migratoria. L'Unione europea intervenga immediatamente", ha detto invece il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani. "Sono molto preoccupato per l'evoluzione della situazione. Mi appello a tutte le parti affinché si fermino e evitino qualsiasi azione violenta. Non vi può essere una soluzione militare alla crisi", ha aggiunto.

Mosca esclude appoggio ad Haftar: non si arrivi a uso forza

Anche Mosca spera che in Libia non si arrivi all'uso della forza. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, citata da Interfax. "Speriamo che questo tipo di scenario non si realizzi", ha detto Zakharova. "Siamo consapevoli che la crisi sarà risolta con gli sforzi politico-diplomatici e negli ultimi anni ci siamo impegnati a tal fine", ha aggiunto. Il Cremlino, poi, ha ribadito di non sostenere l'offensiva dell'Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar. "No, Mosca non è coinvolta in questo in nessun modo", ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, sottolineando che "le azioni delle parti non devono portare a un bagno di sangue, serve trovare una soluzione politica".

Salvini: "Non vorrei che qualcuno stia invogliando a soluzione armata"

"Le notizie di queste ore danno uno stop all'avanzamento delle truppe verso Tripoli. Speriamo che nessuno stia scherzando col fuoco", ha detto Matteo Salvini, al termine del G7 a Parigi, tornando a dirsi "molto preoccupato". "Sono in aggiornamento ora per ora, con la nostra intelligence" e "l'ho ribadito al tavolo: bisogna gettare acqua sul fuoco e non benzina sul fuoco". "Non vorrei che qualcuno, per interessi economici e commerciali, stesse invogliando ad una soluzione armata che sarebbe devastante. Ogni riferimento a chi c'è dietro Haftar è puramente casuale", ha aggiunto. Con il ministro dell'Interno francese, Christophe Castaner, "ci si è detti che tutti faranno il possibile per pacificare". Il ministro ha anche riferito di aver avuto questa mattina una bilaterale Usa. "È stato ribadito che è sull'Italia che si fa affidamento per la stabilità dell'area e quindi speriamo che non ci siano fughe in avanti.

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