La Camera dei Comuni ha bocciato tutte e 8 le ipotesi di via di uscita alternative all'accordo di divorzio raggiunto con la Ue ma non ratificato da Westminster. Le due più votate sono state quella per un referendum bis e quella favorevole all'unione doganale
La mia poltrona per la Brexit: Theresa May si gioca l'ultima carta per ancorare il suo nome a una pagina di storia e strappare in extremis un via libera che resta difficile a Westminster all'accordo di divorzio dall'Ue raggiunto a novembre. Un “sacrificio” quella della premier che arriva proprio nel giorno in cui la Camera dei Comuni boccia tutte le 8 ipotesi di via d'uscita trasversali - diverse e contraddittorie fra loro, dal divorzio soft al no deal al secondo referendum - sottoposte a voto indicativo come alternative potenziali (URI GELLER: FERMO BREXIT CON LA TELEPATIA - IL REPORTAGE DAL TAMIGI - LE TAPPE).
Bocciate tutte le proposte
E’ stato un no sonoro, quello votato in tarda serata, a tutte le proposte parlamentari di piano B sulla Brexit, alternative all'accordo di divorzio raggiunto dalla premier con la Ue e poi non ratificato Westminster in due successive occasioni (LA MARCIA DEI NO BREXIT).
Ogni singola opzione ha ottenuto più no che sì. Le due più votate sono state quella a favore di un referendum bis, con 268 sì, ma 295 no; e quella del conservare moderato Kenneth Clarke favorevole all'unione doganale, con 264 sì e 272 no, la più vicina alla maggioranza.
Il passo indietro della May
Il “sacrificio” di Theresa May sarà sufficiente ad uscire dall’impasse? E’ ancora presto per dirlo anche se le è valso il riallineamento di alcuni dei capibastone della rivolta dei falchi Tory brexiteer (da Jacob Rees-Mogg a Boris Johnson, già pronto a candidarsi nella nuova corsa al vertice che la Bbc pronostica a partire da fine maggio), ma non dei vitali quanto testardi alleati unionisti nordirlandesi del Dup che almeno per ora ribadiscono il loro no.