Il giornale americano cita dirigenti che hanno letto rapporti di intelligence. Il principe ereditario, oltre un anno prima dell'uccisione del giornalista a Istanbul, aveva autorizzato una campagna, usando sorveglianza, rapimenti e torture
Oltre un anno prima dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi a Istanbul, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman aveva autorizzato una campagna segreta contro i dissidenti per metterli a tacere. Un team, che le fonti chiamano gruppo di intervento rapido saudita, avrebbe usato sorveglianza, rapimenti, detenzione e tortura di cittadini sauditi. Lo scrive il New York Times, citando dirigenti americani che hanno letto rapporti di intelligence segreti.
Le operazioni del team saudita
I membri del team che hanno ucciso Khashoggi, a ottobre 2018, nel consolato di Riad in Turchia, sarebbero stati coinvolti in almeno una dozzina di operazioni a partire dal 2017, secondo i funzionari americani. Alcune delle operazioni hanno riguardato il rimpatrio forzato di sauditi da altri paesi arabi e il detenzione e l'abuso di prigionieri in palazzi appartenenti al principe ereditario e suo padre, il re Salman, hanno riferito funzionari e associati. Ma l’assassinio di Khashoggi è l’azione più eclatante compiuta dal gruppo di intervento saudita.
Trump in imbarazzo
Dopo le rivelazioni del Nyt, il presidente Donald Trump è di nuovo in imbarazzo visto che la sua amministrazione ha finora condiviso la linea di bin Salman, dichiaratosi estraneo all’omicidio di Khashoggi. Un portavoce dell'ambasciata saudita a Washington si è limitato ad osservare che Riad "prende molto seriamente qualsiasi accusa di maltrattamento di imputati in attesa di processo o prigionieri che stanno scontando delle sentenze". La Procura di Riad, a inizio di gennaio, ha chiesto 5 condanne a morte per l'uccisione di Khashoggi.