Brexit, la Camera dei Comuni esclude il "no deal", uscita senza accordo dalla Ue

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Il Parlamento ha votato contro l'opzione di un divorzio senza intesa, dopo la seconda bocciatura dell'accordo raggiunto da May con l'Ue. I voti contrari al "no deal" sono stati 321, quelli favorevoli 278. Oggi il voto su un "rinvio breve" dell'uscita della Gb

Il Parlamento britannico boccia un'uscita dall'Ue senza un accordo. La Camera dei Comuni, infatti, ha votato stasera contro l'opzione di una Brexit "no deal", dopo la seconda bocciatura di ieri dell'accordo di divorzio raggiunto da Theresa May con l'Ue. I voti contrari all'uscita senza intesa sono stati 321, quelli favorevoli 278. La mozione - modificata e radicalizzata da un emendamento approvato poco prima - è passata contro il volere del governo, che ha subito una nuova cocente sconfitta (LE PAROLE CHIAVE DELLA BREXIT).

May: "No deal resta esito di default"

May ribadisce comunque che l'opzione di un "no deal" resta lo sbocco "di default" in mancanza di un accordo o di un rinvio e ha confermato per domani un nuovo voto su una mozione che apra la strada a un "breve rinvio" della Brexit, legandolo però alla disponibilità della Camera ad accettare il suo accordo come testo di base. Altrimenti ha evocato un rinvio a più lungo termine con l'inevitabile partecipazione britannica alle elezioni europee di maggio.

Corbyn: "Inevitabile richiesta di rinvio all'Ue"

Secondo il leader dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn, la sconfitta del governo di Theresa May sulla mozione anti-no deal segna la necessità che sia "il Parlamento a prendere il controllo" del processo verso la Brexit. Corbyn definisce a questo punto "inevitabile" la richiesta all'Ue di un rinvio della Brexit, addossandone la responsabilità alla premier Tory e annunciando l'avvio di consultazioni trasversali del Labour per cercare un accordo di compromesso votabile da una maggioranza della Camera dei Comuni.

L'emendamento contro il "no deal"

Prima del voto sul testo generale, la Camera dei Comuni aveva dato il via libera a un emendamento contro l'ipotesi di un "no deal". Il testo, promosso trasversalmente da deputati Tory moderati e laburisti per forzare la mano al governo, potenzia il no a un taglio netto con l’Ue: esclude che il Regno Unito possa lasciare in qualunque circostanza e in qualunque momento l'Europa "senza un accordo di recesso e una cornice sulle relazioni future" ratificate. È stato approvato con 312 voti a favore e 308 contrari.

L'emendamento mette ancora in difficoltà May

L'approvazione dell'emendamento, non appoggiato dal governo, ha messo di nuovo in difficoltà la premier. Esso, infatti, è stato recepito nella mozione principale - rispetto alla quale May era originariamente favorevole - dandole un significato più netto: un rifiuto totale del "no deal", che l'esecutivo giudica difficile da garantire e non sostenibile di fronte all'Ue. Soprattutto se si tiene conto che il "no deal" resta uno sbocco di default - in base a quanto previsto dai termini dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona notificato a Bruxelles per il recesso dall'Unione - in mancanza di un accordo di divorzio ratificato o di un rinvio.

Respinto emendamento Tory su breve rinvio

Westminster ha anche respinto, con 163 voti contro 374, un emendamento che rappresentava un tentativo di compromesso fra Conservatori pro-Leave e pro-Remain e che avrebbe aperto le porte a un "managed no deal": prevedeva la possibilità per il Regno Unito di uscire dall'Ue senz'accordo, dopo un breve rinvio chiesto a Bruxelles (dal 29 marzo al 22 maggio), ma con l'impegno unilaterale di mantenere lo status quo nelle relazioni con l'Ue per una transizione estesa fino al dicembre 2021 in attesa di un accordo finale.

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