Nanga Parbat, Nardi e Ballard sono morti: individuati i corpi a 5900 metri

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L'ambasciatore italiano conferma: le sagome avvistate nei giorni scorsi sono dei due alpinisti. L'esperto: forse un incidente di cordata, non una valanga. "Siamo affranti dal dolore", scrive lo staff di Nardi. La fidanzata di Ballard: "Sei stato la mia roccia più bella"

Daniele Nardi e Tom Ballard, i due alpinisti dispersi da due settimane sul Nanga Parbat, sono morti e i loro corpi sono stati individuati. La notizia è stata comunicata dallo staff di Nardi su Facebook: “Siamo affranti dal dolore”, si legge nella nota accompagnata da una foto dei due. “Una parte di loro rimarrà per sempre al Nanga Parbat". La conferma ufficiale è arrivata anche dall'ambasciatore italiano in Pakistan Stefano Pontecorvo su Twitter: "Con grande dolore informo che le ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard sono terminate visto che Alex Txikon e la sua squadra hanno confermato che le sagome viste sul Mummery a circa 5.900 metri sono quelle di Daniele e Tom". Le due sagome erano state individuate due giorni fa e il coordinamento dei soccorsi in Italia aveva confermato che si trattava di Nardi e Ballard. Ora le ricerche dei due scalatori sono state ufficialmente interrotte. A causare la morte dei due alpinisti sarebbe stato un incidente dinamico.

Non si sarebbe trattato di una valanga

Agostino Da Polenza, coordinatore dei soccorsi dall'Italia con un passato da esperto capo spedizione, all'Agi ha detto che Nardi e Ballard non sarebbero stati travolti da una valanga ma "almeno osservando le immagini, pare a seguito di un incidente dinamico". La posizione dei corpi, nel caso in cui fossero stati travolti da una slavina, sarebbe diversa da quella ripresa dal telescopio dell'alpinista basco Alex Txikon. Il decesso è avvenuto molto probabilmente tra il 24 ed il 25 febbraio e sarebbe da attribuirsi a uno sfortunato incidente durante la cordata. La popolazione della valle che porta al campo base del Nanga Parbat, la sera del 24 febbraio, aveva udito il frastuono di una "valanga enorme" staccatasi dalla montagna. Ma se la massa di neve avesse investito i due alpinisti, avrebbe dovuto travolgere anche la loro tenda.

Messner: "A Nardi dissi più volte di non percorrere quella via"

Di parere opposto è Reinhold Messner: "È difficile poter capire la dinamica da un semplice fotogramma ma, a mio parere, sono morti travolti da una valanga. In quella zona ci sono tre canali da dove scendono valanghe con blocchi di ghiaccio. Anche il basco Txikon impegnato nei soccorsi a sua volta ha rischiato molto perché è stato sfiorato da almeno due slavine”. "Mi dispiace molto per Ballard che era un ottimo alpinista ma a Nardi dissi più volte di non percorrere quella via", ha aggiunto Messner, unico alpinista ad affrontare, per necessità e in discesa, lo Sperone Mummery lungo la parete Diamir del Nanga Parbat nel giugno del 1970 insieme al fratello Günther, morto in quell’occasione dopo essere stato travolto da una valanga.

Il post su Fb: "Amante della vita e coraggioso"

“Daniele rimarrà un marito, un padre, un figlio, un fratello e un amico perso per un ideale che, fin dall'inizio, abbiamo accettato, rispettato e condiviso”, continua il post dello staff di Daniele Nardi. “Ci piace ricordarti come sei veramente: amante della vita e delle avventure, scrupoloso, coraggioso, leale, attento ai dettagli e sempre presente nei momenti di bisogno”.

Le ultime parole di Nardi dedicate al figlio: non arrenderti mai

Nel post su Facebook vengono ricordate anche le parole di Daniele Nardi, probabilmente scritte prima della partenza per la spedizione in Pakistan: "Mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo che ha provato a fare una cosa incredibile, impossibile, che però non si è arreso", si legge. "E se non dovessi tornare il messaggio che arriva a mio figlio sia questo: non fermarti non arrenderti, datti da fare perché il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano sì che la pace sia una realtà e non soltanto un'idea...vale la pena farlo". Nardi stava scrivendo un libro insieme ad Alessandra Carati, con cui è rimasto in contatto fino ai giorni immediatamente precedenti la scomparsa. Il libro sarà concluso da Carati e uscirà per Einaudi.

La fidanzata di Ballard: la mia roccia più grande

E commovente è anche il ricordo che la fidanzata di Ballard ha voluto scrivere sui social: "Ti ritroverò nella natura, nei fiumi negli alberi nelle montagne, tu sarai sempre la mia roccia più bella", scrive su Facebook. E ancora: "Una barriera avevo innalzato per accettare i pericoli ai quali eri costantemente esposto, tutto in frantumi è ormai andato e il mio cuore è completamente annegato, non ci sono o saranno mai parole adatte a descrivere il vuoto che hai lasciato. Un dolore straziante e una forte rabbia per non aver ascoltato le mie costanti parole che ti dicevano che su quella montagna non dovevi andare, i tuoi sogni non erano lì, per questo madre natura non ti ha più protetto".

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