Brexit, May: voto martedì “cruciale”, senza deal “nessuno sa cosa potrà succedere”

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Il 12 marzo la Camera dei Comuni vota sull’accordo. In caso di bocciatura, dice la premier, “potremmo non uscire dall'Ue per molti mesi, potremmo uscire senza le protezioni che il deal prevede e potremmo non uscire del tutto”. “Anche l’Ue deve fare una scelta”, aggiunge

La scelta di martedì “è cruciale”, “nessuno sa cosa potrà succedere” se la Camera dei Comuni boccerà di nuovo l'accordo sulla Brexit. È questo l’avvertimento lanciato dalla premier britannica Theresa May, in un discorso in una fabbrica di Grimsby (roccaforte brexiteer della contea inglese del Lincolnshire). Rigettare il deal, ha detto rivolgendosi soprattutto ai deputati pro Brexit del suo partito, “significa che nessuno sa cosa potrà succedere: potremmo non uscire dall'Ue per molti mesi, potremmo uscire senza le protezioni che il deal prevede e potremmo non uscire del tutto”. Intanto, il portavoce della Commissione europea Alexander Winterstein ha dichiarato che “sono in corso intensi negoziati a livello tecnico", aggiungendo che in passato l'Ue ha già messo sul tavolo idee per uscire dall'impasse (LE PAROLE CHIAVE DELLA BREXIT).

Gli appelli di May ai deputati e all’Ue

Durante il suo discorso, Theresa May ha alternato appelli ai deputati britannici a quelli nei confronti dei partner dell'Ue: ha sollecitato i primi a un voto di ratifica favorevole (al momento improbabile) e i secondi a fare concessioni sul controverso backstop irlandese. Ha poi paventato il rischio di un salto nel buio in caso di bocciatura sia per i sostenitori della Brexit, sia per coloro che temono le conseguenze di un taglio netto da Bruxelles. "Tutti – ha detto tra l'altro – vogliono adesso che un accordo sia chiuso e che si possa andare oltre le polemiche e le asprezze del dibattito per uscire dall'Ue come un Paese unito e pronto a fare del suo futuro un successo".

“Anche l’Ue deve fare una scelta”

La premier ha ribadito che i contatti con Bruxelles proseguiranno anche nel weekend. L'atteggiamento dei 27 nei prossimi giorni, ha sottolineato, è destinato ad avere "un grande impatto sull'esito del voto" di ratifica ai Comuni di martedì 12 marzo. “Esattamente come i parlamentari (di Westminster, ndr), anche l'Ue deve fare una scelta”, ha insistito May. "Noi – ha sottolineato, ricordando come colloqui siano ancora in corso – siamo entrambi parte di questo processo. Ed è interesse anche dell'Ue che il Regno Unito esca con un accordo”.

La proposta di Barnier

Parole a cui il negoziatore europeo Michel Barnier risponde annunciando una proposta: "L'Ue si impegna a dare al Regno Unito l'opzione di uscire dal territorio dell'Unione doganale in modo unilaterale, mentre gli altri elementi del backstop devono essere mantenuti per evitare barriere alle frontiere. Il Regno Unito non sarà forzato a restare nell'unione doganale contro la propria volontà". Coò significa che la Gran Bretagna potrà uscire in modo unilaterale, ma non l'Irlanda del Nord. Questa opzione era già stata presentata dall'Unione, in una prima formulazione del backstop, ma rigettata dalla premier britannica Theresa May, perché avrebbe diviso il Regno Unito.

Il governo britannico dice "no" a Barnier

Proposta quella di Barnier accolta con freddezza dal governo britannico. "Non è tempo di tornare a vecchi argomenti", risponde il ministro per la Brexit, Stephen Barclay: "il Regno Unito ha fatto nuove proposte chiare, bisogna concordare su una soluzione equilibrata". Ancora più secco l'unionista nordirlandese Nigel Dodds (Dup), che parla di idee "non realistiche né sensate": un "tentativo di apparire positivi per giocare allo scaricabarile, mentre invece si torna indietro".

Corbyn: appello May “segnale di disperazione"

L’appello di May all'Ue per concessioni dell'ultimo minuto sul backstop irlandese è stato liquidato come "un segnale di disperazione" invece dal leader laburista britannico Jeremy Corbyn. Corbyn ha ribadito che il suo partito "non sosterrà martedì" l'accordo proposto dalla premier Tory. Mentre voterà il giorno dopo contro l'opzione di un divorzio “no deal” e quindi ripresenterà il proprio piano B per una Brexit più soft, che preveda fra l'altro la permanenza del Regno in un'unione doganale europea e un maggior accesso al mercato unico. "Sono proposte che ho illustrato all'Ue e che possono costituire una buona base negoziale" nuova, ha detto, sfidando May a riconoscerle come bozza "di un deal in grado di avere il sostegno della Camera". Corbyn, per ora, ha messo da parte l'idea di un secondo referendum: "Non facciamo retromarcia" sull'impegno a votare un emendamento al riguardo più avanti, "ma – ha tagliato corto – al momento la priorità è fermare un no deal".

 

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