Bruxelles accarezza una nuova idea per uscire dall'impasse: prorogare la scadenza del prossimo 29 marzo al 2021, per permettere di negoziare con calma i termini del divorzio e farli approvare a Londra. Lo scrive il Guardian, citando fonti diplomatiche Ue
Rinvii su rinvii si accumulano sulla Brexit. La premier britannica, Theresa May, ha dichiarato che nella settimana in arrivo non ci saranno voti significativi a Westminster, e che per vedere un nuovo piano concreto di divorzio dall'Ue sui banchi della Camera dei comuni bisogna aspettare fino al 12 marzo. A Bruxelles discutono, intanto, di rinvii ancora più sostanziali. Secondo quanto appreso dal Guardian, i vertici dell'Ue accarezzano l'idea di trasformare quello che doveva essere un periodo di transizione post-Brexit in un periodo no-Brexit e quindi portare la scadenza del 29 marzo al 2021, per avere altri "21 mesi che farebbero comodo per risolvere tutte le questioni in sospeso". Il piano avrebbe già ottenuto il placet del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. "L'estensione lunga, oltre ad avere più possibilità di essere accolta, risolverebbe anche il capitolo finanziario dell'Ue perché il periodo coincide con il bilancio dell'Ue", scrive il quotidiano britannico.
L’opposizione: "Apice dell’irresponsabilità"
Nel frattempo a Londra però le idee sembrano essere ancora poche e confuse. Nel suo viaggio verso l'Egitto per il summit Ue-Lega araba, la premier ha spiegato ai giornalisti che per questa settimana non c’è da aspettarsi voti importanti a Westminster. Doveva essere decisiva la seduta del 27 febbraio ma, è più probabile, che lo sarà quella del 12 marzo. L'opposizione, che aveva già intuito una mossa del genere, accusa May di essere "cinica e avventata". Per i laburisti - che al loro interno discutono e non escludono l'ipotesi di un secondo referendum - la premier punta a portarli in aula a tempo quasi scaduto per "costringere i deputati a scegliere tra il suo accordo oppure nessun accordo". Il ministro ombra dei laburisti per la Brexit, Keir Starmer, la definisce "apice dell’irresponsabilità" e "un'ammissione del fallimento" di May.
A Londra tutti temono il ‘no deal’
I liberaldemocratici sono stati ancora più critici: "Theresa May sta scalando rapidamente la classifica dei politici più irresponsabili che il nostro Paese abbia mai avuto", ha dichiarato il leader Vince Cable. Nemmeno gli imprenditori si dicono soddisfatti dell'ennesimo rinvio. "Questo è l'ultimo segnale alle aziende che il no-deal si sta avvicinando, deve essere evitato", ha commentato Josh Hardie, vice direttore generale della Cbi, la Confindustria britannica. Adam Marshall delle Camere di commercio britanniche ha aggiunto: "Queste infinite manovre politiche non aiutano le imprese, le comunità e i cittadini del Regno Unito a prepararsi per i cambiamenti che ci attendono".