L’avvertimento del presidente Bce dall'università di Bologna: “considerazione” calata “dal 57% nel 2007 al 42% di oggi”. Tra le sfide dell’Ue indica il bisogno di "rispondere alla percezione che manchi di equità”. E dice: “I Paesi per essere sovrani devono cooperare”
Il presidente della Bce Mario Draghi lancia un avvertimento sulla fiducia nell’Ue: la “considerazione che i cittadini europei hanno delle istituzioni dell'Unione”, dice, è calata “dal 57% nel 2007 al 42% di oggi”. “Questo declino – spiega durante un discorso all’università di Bologna – è parte di un fenomeno più generale che vede diminuire la fiducia in tutte le istituzioni pubbliche”. “Quella verso i governi e i parlamenti nazionali oggi si attesta appena al 35%”, aggiunge. Tra le sfide future che deve affrontare la Ue, il presidente della Bce mette quella di "rispondere alla percezione che manchi di equità: tra Paesi e classi sociali. Occorre sentire, prima di tutto, poi agire e spiegare”. Per "recuperare quell'unità di visione e di azione che può tenere insieme Stati così diversi", secondo Draghi, servono “unità, equità e soprattutto un metodo di far politica in Europa”.
“Cittadini Ue apprezzano benefici integrazione economica”
Per Draghi - a Bologna per ricevere una laurea honoris causa in Giurisprudenza - “i cittadini europei nel complesso apprezzano i benefici dell'integrazione economica che l'Unione europea ha prodotto e da anni considerano come il suo maggior successo la libera circolazione delle persone, dei beni e dei servizi, cioè il mercato unico”. Il presidente della Bce sottolinea anche che “il 75% dei cittadini è a favore dell'euro”. Poi spiega che “la tensione tra i benefici dell'integrazione e i costi associati con la perdita di sovranità nazionale è per molti aspetti, e specialmente nel caso dei Paesi europei, solo apparente". Per ottenere i benefici, aggiunge, “è necessaria una cooperazione talvolta politicamente difficile da conseguire o da spiegare. In realtà, in molte aree, l'Unione europea restituisce ai suoi Paesi la sovranità nazionale che avrebbero oggi altrimenti perso". “È una sovranità condivisa, preferibile a una inesistente”, dice.
“Globalizzazione aumenta vulnerabilità singoli Paesi”
Draghi, poi, ribadisce che “porsi al di fuori dell'Ue può sì condurre a maggior indipendenza nelle politiche economiche, ma non necessariamente a una maggiore sovranità. Lo stesso argomento vale per l'appartenenza alla moneta unica”. “In un mondo globalizzato, l'Unione europea diviene oggi ancora più rilevante", dice. “La globalizzazione – spiega – aumenta la vulnerabilità dei singoli Paesi in molte direzioni: li espone maggiormente ai movimenti finanziari internazionali, a possibili politiche commerciali aggressive da parte di altri Stati e, aumentando la concorrenza, rende più difficile il coordinamento tra Paesi nello stabilire regole e standard necessari per il conseguimento al proprio interno degli obiettivi di carattere sociale”. E sottolinea: “Tutti i Paesi per essere sovrani devono cooperare. E ciò è ancor più necessario per i Paesi appartenenti all'Unione europea. La cooperazione, proteggendo gli Stati nazionali dalle pressioni esterne, rende più efficaci le sue politiche interne".