Il gruppo di opposizione (pro referendum-bis) sembra voler minare il piano B proposto dalla stesso leader labourista per una Brexit più soft rispetto a quella della premier Tory, Theresa May, che ieri ha implorato unità al suo partito
I vari contrasti in tema di Brexit all’interno del partito dei Labour hanno portato a una scissione interna. Oggi 7 deputati pro-referendum bis hanno annunciato l'uscita dal partito di Jeremy Corbyn. I ribelli hanno giustificato la loro decisione con l'inazione imputata al leader contro fenomeni di "antisemitismo istituzionalizzato" in settori della base laburista di sinistra. Ma il gruppo sembra voler minare le prospettive crescenti del piano B proposto dalla stesso Corbyn per una Brexit più soft rispetto a quella di Theresa May (LE TAPPE). Intanto la premier britannica ha fatto appello, con una lettera diretta ai 337 parlamentari del suo partito conservatore Tory, a restare uniti.
I 7 dissidenti sono dell’ala centrista e liberal
I 7 dissidenti appartengono tutti all'ala centrista e liberal del Labour britannico, ostile al "progetto socialista" di Corbyn. Si tratta di Chuka Umunna, Chris Leslie, Angela Smith, Mike Gapes, Gavin Shuker e Ann Coffey, nonché di Luciana Berger, parlamentare ebrea in prima fila nella denuncia di episodi di antisemitismo nel partito. Per ora hanno dato vita a un "Gruppo Indipendente" a Westminster, con un sito web e un profilo Twitter ad hoc ed è probabile che formeranno un nuovo partito.
Ex ministro Leslie: “Corbyn ha sequestrato il partito”
L'ex ministro Leslie, tra i fuoriusciti, ha accusato la sinistra di Corbyn di aver "sequestrato" il partito e di non lasciargli altra scelta. L’iniziativa è stata formalizzata proprio mentre la linea di compromesso avviata sulla Brexit da Corbyn, che è atteso a Bruxelles giovedì per colloqui paralleli con i negoziatori Ue rispetto a quelli del governo May, sembrava poter conquistare spazi di manovra grazie alle divisioni Tory. E a nulla sono serviti gli appelli di vari esponenti laburisti di spicco, sia corbyniani sia anti-corbyniani, a restare per evitare di favorire i conservatori e a continuare la battaglia all'interno.
Il commento di Corbyn: “Sono deluso”
Jeremy Corbyn, intanto, si è dichiarato "deluso" della scissione annunciata da sette dei circa 260 deputati del Labour alla Camera dei Comuni e del fatto che i dissidenti abbiano ritenuto di "non poter continuare a lavorare insieme a sostegno delle politiche laburiste che hanno ispirato milioni di persone alle ultime elezioni, nelle quali il partito ha avuto il più grande aumento di voti fin dal 1945". Corbyn ha ribadito quindi la sua linea di "redistribuzione della ricchezza e del potere dai pochi ai molti". E ha rinnovato un appello all'unità sia contro le politiche conservatrici, che lasciano a suo dire "milioni di persone nella miseria" e nell'insicurezza; sia in favore della "credibile e unificante proposta alternativa laburista alla Brexit pasticciata del governo Tory”.
La scissione potrebbe allontanare la possibilità di un nuovo referendum
Secondo commentatori come Robert Peston, i dissidenti del Labour potranno in effetti mettere i bastoni fra le ruote a Corbyn, ma rischiano di allontanare ancor di più l’obiettivo, già problematico, di un secondo referendum sulla Brexit: visto che la spaccatura appare destinata a rafforzare le esitazioni e i sospetti della leadership laburista rispetto alla frazione dei pro-Remain più irriducibili, di cui fanno parte i 7 scissionisti.
Ultima scissione nel 1981
L'ultima scissione analoga nel Labour risale al 1981, quando la cosiddetta 'banda dei quattro', formata dagli 'europeisti' David Owen, Bill Rodgers, Roy Jenkins e Shirley Williams, diede vita al Partito Socialdemocratico: progetto poi sostanzialmente fallito e assorbito nella fusione dei Liberaldemocratici.
May ai Tory: "La storia ci giudicherà tutti"
Intanto, in una lettera ai parlamentari conservatori, Theresa May ha chiesto che siano messi da parte i "punti di vista divergenti" e si resti uniti in appoggio al negoziato per un nuovo accordo con Bruxelles sulla Brexit. "La storia ci giudicherà tutti" ha scritto nella missiva May, dopo essere stata messa in minoranza giovedì in parlamento sulla mozione da lei stessa presentata a favore del supplemento di trattativa con l'Ue.