Diciannove Paesi, tra cui Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania, hanno legittimato l’autoproclamato presidente ad interim. Governo diviso: M5s per la neutralità, Lega contro Maduro. Il capo dello Stato: non ci può essere incertezza tra democrazia e violenza
Il giorno dopo l’intervista esclusiva di Sky Tg24 a Nicolas Maduro, il presidente del Venezuela (CHI È) continua ad affrontare la crisi istituzionale del Paese e bolla come “disgustoso” il comunicato diffuso dal “Gruppo di Lima” ieri a Ottawa, in cui si chiede ai militari venezuelani di appoggiare il presidente dell'Assemblea, autoproclamatosi presidente ad interim, Juan Guaidó (CHI È). E il tema divide il governo italiano, che ieri ha bloccato di nuovo il tentativo europeo di arrivare a una dichiarazione comune dei 28 e non si è unito ai 19 Paesi che hanno riconosciuto Guaidò presidente ad interim. "Maduro è fuorilegge: affama, incarcera e tortura il suo popolo. Spero in elezioni libere e democratiche il prima possibile. Sono vicino ai milioni di italiani, e discendenti di italiani, che vivono, resistono e soffrono in Venezuela", dichiara oggi in una nota il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Le divisioni nel governo italiano e l’appello di Mattarella
Il governo giallo-verde è profondamente diviso sulla questione e l’Italia non ha seguito la politica degli altri Paesi europei, nonostante ieri mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avesse chiesto, con "senso di responsabilità e chiarezza", una "linea condivisa con tutti gli alleati e i partner europei". "Non ci può essere incertezza né esitazione nella scelta tra la volontà popolare e la richiesta di autentica democrazia da un lato, e dall'altro la violenza della forza", ha detto il capo dello Stato. Il Movimento 5 Stelle rimane sulla linea della neutralità, mentre la Lega definisce Maduro “uno degli ultimi dittatori di sinistra rimasti” e Matteo Salvini osserva che "non stiamo facendo una bella figura". Nella serata di ieri, Palazzo Chigi con una nota ha invocato “elezioni presidenziali libere e trasparenti” per il Venezuela e ha sottolineato l’urgenza di "intervenire subito per alleviare le sofferenze materiali della popolazione e per consentire l'immediato accesso agli aiuti umanitari”.
Il Giappone non si schiera, la Russia vuole il dialogo tra Maduro e l'opposizione
Intanto anche il Giappone annuncia di non volersi schierare: "Il governo giapponese auspica che il movimento che punta al ripristino della democratizzazione del Paese continui pacificamente, riflettendo le posizioni delle varie nazioni", ha detto il capo di Gabinetto Yoshihide Suga in una conferenza stampa. E la Russia, con le parole del ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, ribadisce che è "possibile trovare una soluzione alla crisi" in Venezuela "solo portando sia il governo sia l'opposizione al tavolo dei negoziati". "Altrimenti - ha proseguito il capo della diplomazia di Mosca - ci sarà il cambio di regime che l'Occidente tanto brama. Non c'è un solo Paese dove la vita sia migliorata in seguito a un cambio di regime".
Maduro contro il “Gruppo di Lima”
Nella notte, Maduro si è scagliato contro il comunicato diffuso dal “Gruppo di Lima” (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Panama, Paraguay e Perù), nel quale viene ribadito l’appoggio a Guaidò e viene lanciato un appello "alla comunità internazionale perché gli manifesti il suo più forte appoggio, così come all'Assemblea Nazionale, nei suoi sforzi per stabilire un governo di transizione democratica in Venezuela". Il documento, riferisce la BBc, è stato firmato da tutti i membri tranne Guyana, Messico e Santa Lucia. Maduro ha ribadito la sua posizione di difesa della sovranità nazionale e di disponibilità al dialogo con l'opposizione: in Venezuela, ha assicurato, "non entrerà nessun soldato invasore, come se questo Paese non avesse chi lo ama, chi lo difende", e definito il testo "disgustoso e ridicolo".
L’appello del “Gruppo Lima” all’Onu
Nel comunicato, il “Gruppo Lima” ha anche osservato la necessità che "si garantisca l'accesso all'assistenza umanitaria" e ha lanciato un appello alle Forze Armate venezuelane perché "non impediscano l'ingresso e il transito dell'assistenza umanitaria" che sarà inviata. I Paesi del Gruppo chiedono anche all'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, di "reagire in modo immediato alla grave situazione dei diritti umani", respingono la repressione della protesta antigovernativa, e chiedono che venga garantita la libertà di stampa, nonché l'incolumità dello stesso Guaidò, respingendo le misure restrittive che gli sono state imposte dal Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj), "controllato dal regime di Maduro".
Gli aiuti umanitari
Centrale quindi rimane anche la questione umanitaria, con il Comitato internazionale della Croce Rossa e la Mezza Luna Rossa che ieri a Bogotà hanno sottolineato la loro posizione di neutralità, escludendo di partecipare a "iniziative di consegna di assistenza" per il Venezuela dalla Colombia senza che vi sia un "accordo previo" con Caracas. La decisione, si dice in un comunicato congiunto, obbedisce alla garanzia che rappresenta per queste istituzioni "l'esecuzione di una missione esclusivamente umanitaria ed in accordo con i principi fondamentali di imparzialità, neutralità e indipendenza". E al governo venezuelano di è rivolta la Conferenza episcopale venezuelana (Cev), che ha chiesto che si concedano le autorizzazioni necessarie affinché nel Paese possano entrare aiuti umanitari.