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Super Bowl 2019, l'emozionante spot del Washington Post

Mondo
Un'immagine dello spot trasmesso durante la finale del Super Bowl 2019 (screenshot Twitter)

"Sapere ci rende liberi" è lo slogan lanciato alla fine del video e accompagnato dal nuovo motto del giornale "Democracy Dies in Darkness". Fra le immagini, il ricordo di tre reporter catturati o uccisi negli ultimi anni: Austin Tice, Marie Colvin e Jamal Khashoggi

Durante la finale del Super Bowl 2019 tra i New England e i Los Angeles Rams è stato trasmesso uno spot di sessanta secondi che mostra una serie di immagini legate a famosi eventi storici. "Quando andiamo in guerra, quando la nostra nazione è minacciata, c'è qualcuno che racconta i fatti a ogni costo", recita la voce narrante, quella dell'attore Tom Hanks. Lo spot è del Washington Post, che lo ha pubblicato su Twitter con l'hashtag #democracydiesindarkness: l’unico atto di protesta contro il presidente Donald Trump durante la kermesse sportiva.

Lo spot

Come da tradizione, durante l'intervallo del Super Bowl vengono proposti degli spot che a volte hanno fatto la storia, come la clip di Apple nel 1984. Il Washington Post ha dedicato il suo video pubblicitario al coraggio dei suoi giornalisti, morti per fare il proprio lavoro, come Jamal Khashoggi, assassinato lo scorso 2 ottobre. L'accento è posto sull'importanza della conoscenza e sul valore del giornalismo nel mondo contemporaneo. "Perché la conoscenza ci dà potere - dice Tom Hanks nello spot -. Sapere ci aiuta a decidere. Conoscere ci libera". Il video si chiude con il logo del Washington Post e la frase: "La democrazia muore nell'oscurità".

La finale delle polemiche

Quello dell'halftime del Super Bowl è da sempre uno dei palchi più ambiti. Eppure quest'anno la finale non è stata molto contesa. Molti artisti hanno preferito rinunciare all'opportunità di esibirsi per evitare di finire al centro delle polemiche. Tra i grandi "no" c'è anche quello di Rihanna e della rapper Cardi B. Durante lo show dei Maroon 5, l'attesa di un gesto di solidarietà verso i giocatori che si inginocchiano in segno di protesta contro Trump, seguendo l'esempio di Colin Kaepernick, è stata vana. Il gruppo era anche finito al centro di una petizione che chiedeva loro di non esibirsi. Ma i Maroon 5 sono saliti lo stesso sul palco del Super Bowl e hanno intrattenuto la folla: alla fine dell'esibizione il frontman del gruppo Adam Levine è rimasto sul palco a torso nudo, mostrando tutti i suoi tatuaggi.

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