Gilet gialli, Macron ipotizza un referendum per fermare le proteste

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La risposta del presidente francese alle manifestazioni prevede una votazione nazionale il 26 maggio, lo stesso giorno delle Europee. I francesi si dovrebbero pronunciare su temi come il funzionamento delle istituzioni e la partecipazione popolare alla vita politica

Tutto sarebbe già pronto: prenotati i progetti per le schede e le buste e allertate le tipografie. Secondo fonti vicine al capo dello Stato, citate da Le Journal du Dimanche, Emmanuel Macron avrebbe preparato la sua risposta alle proteste dei gilet gialli (CHI SONO) con l’organizzazione di un referendum nazionale il 26 maggio, lo stesso giorno delle elezioni Europee. In quell'occasione i cittadini saranno chiamati a esprimersi su temi come il funzionamento delle istituzioni, il numero dei parlamentari, la partecipazione popolare alla vita politica e il diritto di indire referendum di iniziativa popolare.

Macron non ha ancora preso una decisione

Se le fonti citate da Le Journal du Dimanche darebbero per già deciso l’iter del "grande dibattito nazionale” che si concluderebbe a metà marzo per poi permettere ai francesi di votare due mesi dopo, la ministra per i rapporti con il Parlamento, Nathalie Loiseau, ha detto che il capo dello Stato “non esclude niente ma non ha ancora preso una decisione”.

Referendum di iniziativa presidenziale

L'idea sarebbe quella di un referendum di iniziativa presidenziale composto da diverse domande. Un sistema, questo, che eviterebbe al capo dello Stato quella che in Francia chiamano "elezione ghigliottina", cioè una consultazione pro o contro Macron. Nella votazione saranno trattati tutti temi rivendicati dai gilet gialli, arrivati il 2 febbraio al loro 12esimo sabato di protesta sociale nelle piazze.

I temi del referendum

Ai cittadini si chiederebbe di esprimere il loro parere sulla riduzione del numero dei parlamentari, sul divieto di cumulo delle cariche politiche, sul riconoscimento del voto bianco, in Francia considerato fino al 2014 come scheda nulla. Ma non si esclude che nelle domande possano figurare anche la maggior partecipazione della società civile alle politiche pubbliche e l'iscrizione nella Costituzione del principio della partecipazione dei cittadini. L’Eliseo avrebbe spiegato che "non ci sono tabù", precisando che proprio dal grande dibattito nazionale dovrebbero emergere i temi da sottoporre a referendum.

Le Pen: “Sempre d’accordo con referendum”

Marine Le Pen, la leader del partito di destra Fronte Nazionale francese, a BFM TV ha detto di essere “sempre d'accordo per un referendum”, ma che in realtà “si tratta di una manovra decisa fin dall'inizio. Proporre un referendum nel giorno delle europee per distrarre l'attenzione da quelle elezioni, in cui Macron sa di difendere posizioni minoritarie nel Paese". Nel partito di Macron, invece, alcuni considerano la chiamata al voto come una possibile "trappola contro il presidente", mentre l'eurodeputato ecologista Pascal Durand vede nell'idea di una consultazione nazionale "il sogno di quelli che vogliono nazionalizzare le elezioni europee riducendole a un confronto pro o contro Macron". Per la destra dei Republicain, il leader Laurent Wauquiez parla di "grosso rischio" per Macron con il referendum che verterà su temi "molto distanti dalle preoccupazioni e dalle priorità dei francesi".

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