Shutdown, trovato l'accordo: Trump annuncia la fine temporanea

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L'intesa con i democratici prevede lo stanziamento delle risorse necessarie per tenere aperto il governo federale per tre settimane, mentre proseguiranno i negoziati sul muro con il Messico. La speaker della Camera Pelosi: "Spero che Trump abbia imparato la lezione"

"Abbiamo raggiunto un accordo per la fine dello shutdown". Lo ha annunciato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha deciso di sostenere una legge che consente di porre temporaneamente fine - per 3 settimane - al blocco delle attività federali (COS'È E COSA COMPORTA) e di stanziare fondi per finanziare la parziale riapertura delle amministrazioni, dopo 35 giorni. Il presidente non ha preteso che nell'intesa ci fosse il minimo cenno alla costruzione del fatidico muro al confine col Messico: di questo si parlerà nei prossimi giorni, al tavolo dei negoziati che partiranno immediatamente per arrivare a un accordo entro il 15 febbraio. "Speriamo Trump che abbia imparato la lezione", commenta la speaker della Camera Nancy Pelosi.

Le conseguenze dello Shutdown: caos negli aeroporti

La svolta arriva alla fine di una giornata difficile per il presidente americano, svegliato all'alba con la notizia dell'arresto di uno dei suoi più fedelissimi consiglieri, Roger Stone, nell'ambito del Russiagate. Ma a farsi insostenibile sulla Casa Bianca è stata anche la pressione delle conseguenze che la paralisi del governo federale, giunta al suo 35mo giorno, stava provocando. E non solo per gli 800 mila dipendenti costretti a casa e per il secondo mese di fila senza paga. La situazione era sempre più caotica anche nei principali aeroporti costretti a lasciare a terra gli aerei e a cancellare i voli per mancanza di personale, come è successo negli scali newyorchesi di La Guardia e Newark o in quello di Philadelphia. E poi il rischio di una vera e propria rivolta in diverse amministrazioni: come dimostra la situazione all'Irs, l'agenzia federale delle entrate, dove nonostante l'ordine di presentarsi al lavoro anche senza paga per far fronte ai rimborsi fiscali, in 14 mila dipendenti sono rimasti a casa rifiutandosi di prendere servizio. Senza contare l'allarme lanciato dall'Fbi, a corto di soldi per le indagini su criminalità e terrorismo.

La questionde del Muro con il Messico

Trump ha scelto quindi il compromesso e non lo strappo che si sarebbe tradotto nella proclamazione dello stato di emergenza di cui, affermano alcuni media, esiste già una bozza, pronta ad essere ufficializzata se Trump lo dovesse ritenere opportuno. Insieme a 7 miliardi di dollari per il muro che sarebbero stati racimolati scandagliando nei bilanci dei vari ministeri. Il tycoon però insiste sulla necessità di trovare a tutti i costi una soluzione per affrontare il problema della sicurezza al confine con il Messico. Una soluzione che - ha spiegato - sarà studiata da una commissione bipartisan: "Serve una proposta immediata - ha detto - e la realizzazione di un muro, di una barriera o di come volete chiamarla deve essere parte della soluzione”.

L’inizio del blocco

Il blocco delle amministrazioni negli Stati Uniti era scattato subito dopo la mezzanotte di venerdì 21 dicembre a Washington, a causa dei 5 miliardi di dollari reclamati dal tycoon nel bilancio proprio per la costruzione del muro al confine con il Messico. Una decisione fortemente osteggiata dai democratici, con cui Trump ha ora negoziato la parziale riapertura. 

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