Theresa May incontra le opposizioni per trovare un'intesa ma rischia di essere già in un vicolo cieco. Il leader laburista infatti resta fermo sulle sue posizioni: uscita più "soft" oppure nuova mozione di sfiducia alla premier. O addirittura una seconda consultazione
La Camera dei Comuni britannica voterà il 29 gennaio un ipotetico piano B sulla Brexit che il governo Tory di Theresa May sta cercando di definire dopo la bocciatura dell'accordo di divorzio raggiunto dalla premier a novembre con l'Ue e la scampata sfiducia al governo presentata dall’opposizione laburista. May sta cercando di trovare un'intesa sul piano B con le opposizioni, ma la via da percorrere rischia già di essere un vicolo cieco, con il leader laburista Jeremy Corbyn che chiede come precondizione la rinuncia a ogni ipotesi di no deal. Corbyn ha lanciato una sorta di ultimatum a May: se la premier non accetta un compromesso su una nuova proposta di accordo per una Brexit più soft che includa la permanenza del Regno nell'unione doganale, il Labour è pronto a presentare una nuova mozione di sfiducia per arrivare a elezioni anticipate, ma anche a valutare l'opzione di "una nuova consultazione pubblica". Ovvero un referendum bis.
May tornerà in aula il 21 gennaio
Il calendario del voto in aula sulla mozione di Theresa May è stato annunciato dalla ministra dei Rapporti col Parlamento, Andrea Leadsom, la quale ha confermato che May tornerà ai Comuni lunedì 21 - entro i tre giorni lavorativi indicati in un emendamento votato dalla stessa Camera di recente - per presentare le sue nuove linee d'azione e quindi prevede di ripresentarsi martedì 29 con un piano dettagliato. May dovrà fronteggiare anche le divisioni emerse fra gli stessi suoi ministri sull'impostazione del possibile piano B: tra sostenitori di una Brexit più soft (modello Norvegia) rispetto all'accordo bocciato e fautori al contrario di un divorzio più hard (modello Canada).
L’ultimatum di Corbyn
Corbyn ha parlato davanti ad alcune centinaia di attivisti e simpatizzanti laburisti ad Hastings, in Inghilterra: "Tutte le opzioni restano sul tavolo, data la gravità della crisi", ha detto. L'obiettivo del suo partito, ha precisato, è in prima battuta quella di esplorare la possibilità di un accordo trasversale su una Brexit che includa "la permanenza nell'unione doganale, legami stretti con il mercato unico e la tutela dei diritti dei lavoratori". "Questi tre elementi - ha poi proseguito - garantirebbero un accordo sensato con la chiara possibilità di ottenere il sostegno della maggioranza del Parlamento, di unire le persone e di superare le divisioni nel Paese. Ma se il governo resta intransigente, se l'alternativa proposta dal Labour viene bloccata per interessi di partito dei Tories con il rischio di dover affrontare un disastroso no deal, allora il nostro dovere sarebbe quello di guardare ad altre opzioni": inclusa un'altra mozione di sfiducia "se necessario", ma anche una possibile nuova "consultazione pubblica" sulla Brexit.
Ue: “Divorzio senza accordo più possibile”. Ma il capo negoziatore apre alla Gb
Intanto il capo negoziatore dell'Ue per la Brexit Michel Barnier ha aperto al dialogo con la Gran Bretagna sulla possibilità di ridiscutere aspetti dell’accordo per l’uscita britannica: “Se la Gran Bretagna sposterà i suoi paletti" per la costruzione della relazione futura con i 27, "anche noi faremo altrettanto", ha detto Barnier, ricordando che le linee rosse tracciate da Londra nei mesi scorsi per la partnership dopo il divorzio hanno "chiuso la porta" a scenari più ampi. Sempre sul fronte Ue, il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas ha affermato che una Brexit senza accordo "è diventata più possibile" dopo che Westminster ha bocciato l'intesa, stiamo "prendendo la questione molto seriamente", spiega. "L'Ue ha fatto un grosso lavoro" per la preparazione per questa evenienza, ed il vice-segretario generale sta facendo un giro delle capitali per discutere su come procedere con questo lavoro", ha concluso Schinas.