La 18enne si era barricata in un hotel dell’aeroporto di Bangkok per sfuggire al rimpatrio forzato: temeva di essere uccisa dai familiari. L'Unhcr le ha riconosciuto lo status di rifugiata: avendo abiurato la religione islamica in Arabia Saudita rischia la pena capitale
La diciottenne in fuga dall’Arabia Saudita e dalla sua famiglia, dopo alcuni giorni passati come rifugiata in Thailandia, è partita per il Canada. Il Paese, infatti, accoglierà Rahaf Mohammed al-Qunun dopo che diverse nazioni, tra cui l’Australia, avevano dato la loro disponibilità. L'Unhcr le ha riconosciuto lo status di rifugiata in quanto la ragazza, avendo abiurato la religione islamica, rischia la pena capitale in Arabia Saudita. Rahaf ha detto di temere per la sua incolumità, avendo denunciato abusi fisici e psicologici da parte di familiari.
Il rischio di essere uccisa
La vicenda della ragazza ha fatto il giro del mondo nei primi giorni di gennaio, quando la 18enne si è imbarcata per l'Australia di nascosto durante un viaggio con la famiglia in Kuwait ma è stata bloccata da funzionari sauditi in Thailandia. Barricatasi in una camera d'albergo nell'aeroporto di Bagkok per evitare di essere riportata indietro, Rahaf ha iniziato a raccontare su Twitter la propria storia, chiedendo l’aiuto dell’Onu. La ragazza sosteneva infatti che, se rimpatriata, sarebbe stata uccisa dalla famiglia. Da subito, media e organizzazioni per i diritti umani si sono attivati per cercare di risolvere la situazione e l'hashtag #saverahaf è diventato virale.
L’account cancellato
Dopo due giorni in cui è rimasta bloccata nell’area transiti dell’aeroporto, il 7 gennaio la polizia thailandese ha lasciato entrare la ragazza nel Paese, dove è rimasta come rifugiata fino a che non si è trovata una soluzione. Nel frattempo, l'account Twitter gestito da Rahaf è stato cancellato: secondo alcuni attivisti, la stessa Rahaf avrebbe preferito disattivarlo a causa delle minacce di morte ricevute.