Nadia Murad, Nobel pace: "Mio nipote con Isis, mi minacciò di morte"

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Nadia Murad a Doha, il 16 dicembre 2018 (Ansa)

La 25enne yazida svela nuovi dettagli delle violenze dello Stato islamico sul suo popolo in Iraq. E di suo nipote racconta: "Aveva 11 anni quando fu sequestrato e lo allontanarono dalla sua famiglia. Lo hanno trasformato in guerrigliero"

"Mio nipote aveva 11 anni quando fu sequestrato e lo allontanarono dalla sua famiglia. Lo hanno trasformato in guerrigliero dell'Isis. Ho cercato di parlagli: ha minacciato di uccidermi". Nadia Murad (CHI È), Nobel per la pace 2018, ha raccontato nuovi dettagli della storia della sua famiglia e delle violenze subite dagli yazidi dallo Stato islamico. La donna, che ha vinto il premio per la sua difesa delle donne yazide rapite, come capitato a lei, e ridotte a schiave sessuali dai miliziani in Iraq, è anche tornata sulla situazione della sua regione, il Sinjar, dove "c’è molta tensione".

Le accuse all'Isis e ai governi dell'Iraq

Parlando al Forum di Doha, Murad ha denunciato non solo i jihadisti che nell'estate del 2014 portarono la morte e la distruzione nella regione del Sinjar, ma anche i governi che prima di allora discriminavano la sua gente e la comunità internazionale che ancora non ha fatto abbastanza per punire i colpevoli delle violenze. "Per millenni abbiamo convissuto in Iraq, ma molte persone, nostri vicini, hanno poi collaborato con l'Isis e ci sono capi religiosi che propagandano quel tipo di schiavitù”, ha spiegato Murad. Le accuse della donna si sono quindi estese anche alla mentalità tradizionale del suo stesso mondo, in cui è difficile per una donna parlare di uno stupro subito, per paura di essere emarginata.

Murad: "Finora abbiamo ricevuto solo parole di sostegno"

Murad, che sta per sposarsi, ha chiesto ai leader del mondo "fatti" che portino alla protezione della minoranza. "Finora - ha aggiunto - abbiamo avuto solo parole di sostegno". "Dobbiamo combattere la mentalità dell'odio", ha spiegato la donna a proposito delle ferite lasciate dall'occupazione dell'Isis in una comunità oggi divisa in gruppi armati contrapposti e con tanti civili ancora nei campi sfollati. Intanto, di 3.000 donne yazide rapite e dei loro bambini ancora non si sa nulla. 

Il progetto di tornare nel Sinjar per aiutare le donne yazide

Per le donne yazide Murad, che oggi ha 25 anni, continua a far sentire la sua voce. Nei giorni scorsi è stata anche a Baghdad, dove ha incontrato il presidente Barham Salih e il primo ministro Adil Abdul-Mahdi, prima di andare in visita nella regione curda. Dopo essere fuggita ai suoi carcerieri, la donna si è rifugiata in Germania, ma ora sogna di tornare a vivere nel Sinjar: "Vorrei aprire un salone di bellezza - dice - per aiutare le donne yazide".

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