Scontro Russia-Ucraina, Mosca rifiuta mediazione di Parigi e Berlino

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L’Europa ha invitato le parti alla “massima moderazione per un allentamento” della tensione, ma pensa anche a nuove sanzioni per i russi. Ancora scambi di accuse tra i due Paesi. Il ministro degli Esteri russo: "Non vedo necessità di mediatori"

Resta alta la tensione tra Ucraina e Russia, e di conseguenza anche tra Mosca e l'Occidente, dopo la “battaglia navale” nello stretto di Kerch, nel Mar Nero. L’unione europea ha fatto sapere che sta valutando nuove sanzioni verso la Russia e ha invitato tutte le parti alla “massima moderazione per un allentamento” della tensione. Un portavoce della Commissione europea ha anche espresso grande preoccupazione per la situazione. Secondo quanto ha spiegato, l’Ue sta pensando alla possibilità di nuove sanzioni con l'aggiunta di persone o entità alla lista nera che vieta i viaggi e prevede il congelamento dei beni per le pressioni della Russia sull'Ucraina. Intanto, il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha rifiutato ogni mediazione sulla crisi dopo un incontro a Parigi con il collega francese Jean-Yves Le Drian. 

Lavrov respinge l'offerta di mediazione di Parigi e Berlino

"Non vedo la necessità di alcun tipo di mediatori", ha detto Lavrov, dopo che il ministro tedesco Heiko Maas aveva suggerito che Germania e Francia - dall'alto della loro posizione di garanti degli accordi di Minsk - potessero contribuire a trovare una soluzione tra Mosca e Kiev. Lavrov ha affermato che per scongiurare altri incidenti di questo tipo gli alleati occidentali dell'Ucraina dovrebbero inviare un "segnale forte" a Kiev a fermare ogni "provocazione". Il ministro russo ha poi ribadito che sono stati gli ucraini a provocare lo scontro di domenica scorsa al largo della Crimea, perché le loro navi sono entrate in acque russe senza autorizzazione. 

Scambio di accuse tra Mosca e Kiev

Lo scambio di accuse reciproche tra Mosca e Kiev sulla responsabilità dell'incidente continua. Secondo gli 007 russi, le navi della Marina ucraina sono entrate illegalmente nelle acque territoriali della Russia su esplicite istruzioni delle autorità di Kiev e due agenti dell'Sbu, i servizi di sicurezza ucraini, erano a bordo per coordinare una “provocazione” a scopi essenzialmente pre-elettorali. L’Ucraina, invece, sostiene di aver avvisato i russi del tragitto del convoglio e che le sue navi sono state attaccate “in acque internazionali”. Una ventina di marinai ucraini sono in stato di fermo e tre di loro sono finiti all'ospedale a causa dello scontro a fuoco: le autorità ucraine li hanno definiti "prigionieri di guerra" e la Nato ha intimato a Mosca di "liberare subito" militari e vascelli. In Ucraina sono scoppiati disordini e manifestazioni contro la Russia. Il presidente Petro Poroshenko ha firmato un decreto con cui impone la legge marziale. Una mossa che il Cremlino ha definito come "un intrigo elettorale" e che, sempre secondo la Russia, costituisce una minaccia per il sud-est del Paese e pone il rischio di una escalation del conflitto.

Europa condanna "l'aggressione" della Russia

Sul fronte diplomatico, Mosca ha reagito convocando al ministero degli Esteri l'incaricato d'affari ad interim ucraino e chiedendo una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il presidente Vladimir Putin, poi, ha anche parlato al telefono con la cancelliera tedesca Angela Merkel: ha addossato a Kiev “la piena responsabilità” di quanto accaduto e ha chiesto alla Germania di esercitare pressioni sulle autorità ucraine e impedire loro di "prendere decisioni affrettate". In generale, però, l'Europa si è schierata al fianco dell'Ucraina e sia la Commissione sia il Consiglio europeo, per bocca di Donald Tusk, hanno espresso parole di condanna per "l'aggressione" della Russia e si sono accodate alla Nato nel chiedere la liberazione dei marinai e la restituzione delle imbarcazioni. Un appello ai due Paesi a “risolvere in modo pacifico con gli strumenti delle norme internazionali” è arrivato anche dal ministro italiano degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, anche in qualità di titolare della presidenza di turno dell'Osce.

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