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Usa, giudici contro Trump: ordinato rilascio di 100 iracheni detenuti

Mondo
(Getty Images)

Dopo la vicenda della corte californiana che aveva bloccato la stretta sul diritto di asilo, un altro giudice contesta all’amministrazione del tycoon di aver agito “ignobilmente” e con dichiarazioni “false”. Le persone in questione sono recluse in attesa di un rimpatrio

Un altro schiaffo all’amministrazione Trump arriva dal sistema giudiziario americano. Dopo che un giudice californiano ha bloccato la stretta sul diritto di asilo, un altro, Mark Goldsmith del Michigan, ha ordinato il rilascio di oltre 100 iracheni detenuti dal governo Usa da oltre sei mesi nel tentativo di espellerli. Il giudice ha accusato l’amministrazione di aver agito "ignobilmente" e di aver presentato dichiarazioni "palesemente false", e ha annunciato l’intenzione di sanzionarla per il suo comportamento. Una misura molto rara.

Detenuti da molti mesi

Secondo il giudice Goldsmith, dirigenti del governo avrebbero presentato dichiarazioni "palesemente false" sulla volontà di Baghdad di rimpatriare i propri cittadini. Gli iracheni in questione sono stati arrestati dalle autorità americane nel corso del 2017 e da quel momento detenuti nel tentativo di dare un giro di vite su immigrazione ed espulsioni. Le autorità hanno poi cercato, senza alcun esito, di rimpatriarli. Si tratta di persone sulle quali pende un ordine di espulsione da anni o decenni per precedenti criminali ma alle quali era stato consentito di vivere negli Usa. Ora dovranno essere rilasciati entro 30 giorni, a meno che l'amministrazione Trump non dimostri un valido motivo per trattenerli o espellerli in questo periodo. Uno degli iracheni è detenuto da gennaio 2017, ossia da quasi due anni.

Scontro sull’immigrazione

Nel frattempo, la Casa Bianca ha preannunciato di volersi opporre alla decisione del giudice californiano di bloccare la limitazione del diritto d'asilo da parte dell'amministrazione, che aveva vietato a tutti gli immigrati che entrano illegalmente nel Paese di fare domanda. Una sentenza, sostiene la portavoce Sarah Sanders, "contraria alla legge federale, alla discrezione dell'attorney general e del segretario alla sicurezza interna". Un "altro esempio di giudici attivisti che impongono le loro preferenze per una politica dei confini aperti, rifiutata dalla stragrande maggioranza del popolo americano, e interferisce con l'autorità della branca esecutiva per amministrare il sistema dell'immigrazione in modo da assicurare la sicurezza nazionale e il ruolo della legge", dicono dal governo.

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